Visto che le soluzioni interne, come la preferenza indigena light, si sono rivelate poco efficaci Quadri propone che si discuta di concerto con le autorità italiane la possibilità di introdurre misure, come una clausola di salvaguardia, che limitino l'afflusso di frontalieri. "Sulla base – si legge nel testo dell'interpellanza - di questa nascente consapevolezza comune, che andrà naturalmente consolidata dalla parte italiana, occorrerà riaprire la discussione sull’elaborazione di clausole di salvaguardia di concerto con le regioni di confine italiane".
Di seguito il testo integrale dell'interpellanza di Lorenzo Quadri:
Interpellanza al Consiglio federale
Anche la fascia di confine italiana si accorge che il frontalierato in eccesso è un problema: possibile un’azione congiunta?
Gli effetti negativi della libera circolazione delle persone sul mercato del lavoro ticinese sono vieppiù preoccupanti.
Il numero dei frontalieri è costantemente in crescita e l’aumento, ormai da vari anni, interessa sostanzialmente il settore terziario, dove non c’è alcuna carenza di manodopera residente. Ciò genera i ben noti fenomeni di sostituzione di lavoratori residenti con frontalieri e di dumping salariale.
La preferenza indigena light si è dimostrata, come era del resto previsto, del tutto inutile nella prevenzione come pure nel contenimento dei fenomeni di cui sopra.
Gli ultimi dati dell’Ufficio di statistica parlano chiaro: nel quarto trimestre del 2021 in Ticino erano presenti 74'229 frontalieri. Quelli attivi nel terziario erano 49'044.
E’ quindi nel terziario che l’esplosione dei permessi G continua. Se si pensa che prima della libera circolazione delle persone il settore occupava circa 10mila frontalieri, ci si rende ben conto della sostituzione in corso.
Negli ultimi tempi si registra però un fatto nuovo. Anche nella fascia di confine italiana comincia a farsi strada la consapevolezza che il frontalierato incontrollato è nocivo per il tessuto economico locale, poiché comporta fuga di cervelli e deindustrializzazione.
Sulla base di questa nascente consapevolezza comune, che andrà naturalmente consolidata dalla parte italiana, occorrerà riaprire la discussione sull’elaborazione di clausole di salvaguardia di concerto con le regioni di confine italiane.
Chiedo al CF:
- Davanti ad un’eventuale posizione congiunta dei territori di frontiera svizzeri ed italiani, il CF è disposto a chinarsi seriamente sull’ipotesi di introduzione di clausole di salvaguardia volte a contenere la continua crescita del frontalierato in Ticino, problematica sia per la fascia di confine ticinese che per quella italiana?
Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi