Opinioni, 07 luglio 2025

Dei cristiani perseguitati non si ricorda mai nessuno

La casta blatera di “islamofobia” permettendo così la rottamazione dell’Occidente

OCCIDENTE - “Fratelli Musulmani” è il nome di una potente organizzazione islamista fondata nel 1928 in Egitto, con l’obiettivo di diffondere nel mondo l’islam politico. In vari paesi, soprattutto arabi, questa organizzazione è stata dichiarata fuorilegge. Anche la Svizzera deve fare la stessa cosa. A maggior ragione alla luce del rapporto sull’attività dei Fratelli Musulmani in Francia. Il Mattino ne ha riferito di recente. Il rapporto francese, di 73 pagine, è scioccante.
 

Anche in Italia

Il problema non l’ha solo la Francia. In Italia è allarme per i massicci investimenti che i Fratelli compiono, a scopo di proselitismo, nell’ambito del culto, dell’istruzione e del sociale. Dal rapporto francese, come pubblicato da IlTempo.it, si apprende che Verona potrebbe diventare la sede del più grande centro islamico d’Europa. Il portale italiano ricorda anche i campanelli d’allarme che suonano sempre più numerosi nel Belpaese: imam che tengono lezioni alle elementari, scuole chiuse per il Ramadan, bambini di un asilo cattolico mandati a pregare in moschea, inginocchiati verso la Mecca. E c’è stato pure l’episodio delle ragazzine delle medie che andavano a scuola col niqab.


 

E da noi?

In Svizzera siamo messi meglio? C’è da temere di no. L’islam politico avanza, con la complicità di politicanti e media di regime, imbesuiti dal multikulti. Il livello di rintronamento è tale che a Lugano i $inistrati si sono messi a strillare perché il Mattino ha osato criticare la campagna di reclutamento apprendisti di AIL SA, che mostrava una donna velata.
 

Nell’estate del 2017 il Consiglio nazionale aveva approvato una mozione di chi scrive, che chiedeva il divieto di finanziamenti esteri alle moschee e ai luoghi di culto islamici. La mozione venne però respinta dalla Camera alta. E’ stata ripresentata nel dicembre 2024. Lo scorso 5 maggio, il Consiglio nazionale ha bocciato la proposta del deputato Udf Andreas Gafner, che chiedeva che gli imam fossero tenuti a predicare nelle moschee in una lingua nazionale: questo a scopo di “trasparenza”.
 

Nell’autunno scorso, il Nazionale ha accolto un postulato della sua Commissione della politica di sicurezza, che chiede al governo “di illustrare in un rapporto le possibilità di subordinare a condizioni i finanziamenti esteri di luoghi di culto e istituti di formazione”.
 

Sembrerebbe una notizia positiva. Ma è facile prevedere che la risposta sarà il solito “sa po’ fa nagott, perché la CEDU e blablabla”. Nel mentre che la politichetta chiude gli occhi davanti ai disastri fatti dall’immigrazione incontrollata e dall’islamo- gauchismo, gli attentati terroristici si moltiplicano. E anche il numero di immigrati che, in base al principio “La nostra Costituzione è il Corano”, non si sognano di adeguarsi allo Stato di diritto elvetico.
 

Fatti a pezzi

Alle nostre latitudini, politicanti, giornalai, ma anche troppi rappresentanti del clero, lanciano accuse di “islamofobia” non appena qualcuno osa criticare l’islamizzazione dilagante. Un’accusa che fa ridere i polli: da nessun’altra parte al mondo i musulmani di ogni corrente sono messi meglio che da noi, dove hanno tutti i diritti e nessun dovere. Sarebbe invece ora che politicanti, giornalai ed ecclesiastici cominciassero a parlare dei moltissimi cristiani perseguitati nel mondo.
 

La NZZ dello scorso 20 maggio fornisce un allarmante spaccato della situazione. In Nigeria dal 2009 gli estremisti islamici hanno assassinato più di 50mila persone, comprese donne e bambini. Intere famiglie vengono aggredite nelle loro case dalle milizie islamiste e fatte a pezzi a colpi di machete.

Nel mondo, 380 milioni di cristiani sono perseguitati o discriminati per il loro credo. In 78 nazioni, i cristiani sono esposti a “gravi persecuzioni”. Nel vicino Oriente, culla del cristianesimo, la presenza cristiana sta sparendo. In Irak nel 2003 vivevano 1,5 milioni di cristiani, ora ne è rimasto un decimo. Per contro, il cristianesimo fiorisce nel sud globale.
 

Un Papa africano

Commentando l’elezione di Papa Leone XIV, il Mattino ha scritto “questa volta un Papa nero e africano sarebbe piaciuto a noi”. Per la successione di Bergoglio, i cosiddetti “progressisti” non hanno per contro evocato nemmeno una volta il tema del pontefice di colore, diversamente da quanto accadeva in passato. Ma la spiegazione c’è. I cardinali africani, oltre ad essere “conservatori” (altro che veglie di propaganda LGBT QXYZ in basilica) sanno bene cosa significa essere perseguitati dagli islamisti. Un papa africano avrebbe quindi detto proprio quello che la casta ed i media di regime non vogliono sentire. Avrebbe, finalmente, parlato delle centinaia di milioni di cristiani perseguitati nel mondo; ed in particolare in quello retto dalla Mezzaluna.
 

Altro che sostenere, come faceva Papa Francesco – e come fanno vari presuli anche alle nostre latitudini – che dobbiamo riempirci di islamisti perché “devono entrare tutti”.
 

Un pontefice africano avrebbe ammonito sul pericolo che l’Islam rappresenta per l’Occidente. Il rapporto francese sui Fratelli Musulmani mostra cosa succede quando, per decenni, ci si rifiuta di guardare in faccia la realtà.

LORENZO QUADRI


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