"False accuse" con ripercussioni "deplorevoli" sul dibattito sul canone radiotelevisivo. Intervistato da "Le Temps" mercoledì 28 maggio, l'imprenditore vodese Cédric Moret ha risposto in questi termini alle accuse mosse nei suoi confronti in un articolo apparso sulla "NZZ" pubblicato domenica e che ha rapidamente fatto il giro della Svizzera. Il quotidiano zurighese affermava che il multimilionario si starebbe arricchendo personalmente attraverso il "lucrativo business del canone radiotelevisivo". La sua società informatica Ecla, con sede a Pully (VD), possiede il 60% di Secon, la società madre di Serafe, che riscuote il canone dalle economie domestiche svizzere.
La NZZ concludeva quindi che milioni di franchi stanno finendo nelle casse del milionario vodese. Ma secondo lui tutti gli utili di Elca "sono stati reinvestiti nello sviluppo dell'azienda" che quindi lui non intascherebbe "il minimo dividendo legato a Serafe", né lui né agli azionisti. Interpellato sull'utile di Serafe pari a 5,9 milioni nel 2024 (contro 0,9 milioni nel 2019), Moret spiega che questo risultato straordinario è dovuto al rinnovo del contratto con l'Ufficio federale delle comunicazioni (Ofcom) e al rilancio delle procedure di riscossione congelate durante la pandemia.
Il vodese assicura di aver fornito queste spiegazioni alla NZZ "in totale trasparenza" ma che questa avrebbe "palesemente ignorato questa informazione". L'imprenditore ritiene che la "veemenza" nei suoi confronti sia dovuta alla "battaglia politica sul canone e sul suo importo".