Ticino, 14 aprile 2021
Ha spacciato tutta la vita: ora che è in pensione non può tornare dalla moglie in Ticino
Sua moglie vive in Ticino con un permesso C. Lui, appena uscito dal carcere in Italia e fresco di pensionamento, avrebbe voluto tornare da lei. Ma sarà lei a dover andare da lui, in Italia, se lo vorrà. Perché lui per i prossimi dieci anni non potrà mettere piede in Svizzera.
Il 66enne cittadino italiano – più volte condannato per spaccio di droga – si è infatti visto respingere dal Tribunale amministrativo federale (TAF) il suo ricorso contro il divieto d’entrata per dieci anni deciso nei suoi confronti dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM).
“Il ricorrente – scrivono i giudici nella sentenza pubblicata oggi – ha violato gravemente, a più riprese e su un lasso di tempo molto lungo, sia in Svizzera che in Italia, l’ordine e la sicurezza pubblici. (…) non può che rimproverare sé si ritrova presentemente, da poco pensionato, a dover risolvere questo dilemma esistenziale”.
Il dilemma sta nel fatto che la moglie, trasferendosi in Italia, perderebbe il diritto alle prestazioni complementari alla sua rendita ordinaria di vecchiaia. Perderebbe cioè 1'926 franchi al mese. Le resterebbe solo la sua misera rendita, cui andrebbe aggiunta la rendita del marito, pari a 527 franchi al mese. “Ad ogni modo bisogna considerare – aggiungono i giudici – che il fabbisogno in Italia è notoriamente meno elevato in termini pecuniari”.
Sarà la coppia a dover fare i propri calcoli. Del resto i giudici non hanno trovato nessun motivo per andare incontro alle richieste di un uomo che sembra aver fatto dello spaccio la propria

ragione di vita.
Condannato una prima volta in Ticino nel 1989 (a due anni e quattro mesi da scontare per spaccio di cocaina), il cittadino italiano è stato in seguito ulteriormente condannato finché nel 2004 non è stato spiccato nei suoi confronti un divieto d’entrata in Svizzera “a durata illimitata”.
Un divieto che è servito a poco visto che lui ha continuato a entrare in Svizzera e a vendere cocaina. È stato quindi condannato nel 2005 per aver violato la legge federale sugli stranieri e nel 2006 ancora per spaccio. Poi, nel 2007, è stato condannato in Italia.
Nel gennaio 2011 ha ricevuto un permesso B a titolo di ricongiungimento familiare, per vivere con la moglie in Ticino. Qui è stato condannato per guida sotto l’effetto di alcool e cocaina. Mentre in Italia, nel 2015, è stato condannato a quattro anni e due mesi, senza la condizionale, per spaccio di droga.
A questo punto l’Ufficio della migrazione del canton Ticino ha comunicato al cittadino italiano, che si trovava in carcere in Italia, che il suo permesso B poteva considerarsi decaduto.
Nel 2018 è stato nuovamente condannato in Italia per violazione delle disposizioni sulla detenzione domiciliare, a otto mesi di carcere da espiare.
Nel 2019 è infine uscito dal carcere e nel contempo è passato al beneficio del pensionamento.
Egli avrebbe voluto trascorrere questo periodo in Ticino con la moglie. Ma la SEM gli ha notificato un divieto d’entrata in Svizzera per dieci anni. Un divieto che, con la sentenza odierna del TAF, diventa definitivo.