Martedì scorso il tribunale cantonale di Argovia ha inasprito la pena per una coppia di tedeschi che aveva ucciso la figlia gravemente disabile di 3 anni a Hägglingen (AG). L'incidente risale al maggio 2020. I genitori avevano messo dell'ecstasy nella bottiglia della figlia, prima che il padre la soffocasse con la mano. La bambina soffriva di una grave malattia cerebrale incurabile e non era in grado di parlare, camminare o deglutire da sola. La coppia ha affermato di aver agito "per amore" e per "porre fine alle sofferenze del bambino". La madre ha addirittura detto che lo rifarebbe.
Il tribunale di primo grado li condannò a otto anni di carcere, senza mantenere l'accusa di omicidio, e assolse la nonna. Martedì il tribunale cantonale di Argovia ha respinto l'accusa di omicidio, ma ha ritenuto la pena iniziale troppo mite. Riconosciuto colpevole di omicidio volontario e tentato omicidio, condannò ciascuno dei genitori a dieci anni di carcere e a dieci anni di espulsione dal territorio svizzero.
La nonna, accusata di essere a conoscenza del piano, è stata nuovamente assolta, poiché il tribunale ha ritenuto che non aveva né desiderato né facilitato la morte della nipote. Nel corso del procedimento, l'accusa aveva chiesto 18 anni di carcere per omicidio per i genitori e cinque anni per complicità nei confronti della nonna. Gli avvocati della difesa hanno sostenuto che l'omicidio è stato un atto di disperazione, definendolo "omicidio pietoso", motivato dallo sfinimento dovuto alle condizioni di salute del bambino. Il tribunale ha riconosciuto che la situazione era estremamente difficile dal punto di vista psicologico, ma ha ritenuto che fossero possibili altri esiti e che i genitori avevano rifiutato qualsiasi aiuto esterno.