LEGA - Partirò non da citazioni filosofiche, ma da un ricordo di tanti anni fa». Così ha esordito Omar Balli in Gran Consiglio, intervenendo con un tono acceso e indignato sul licenziamento del docente Franco Caruso, al centro di una vicenda che – parole sue – «ha fatto fare una figura da... bip bip». Il riferimento? Un celebre fuori onda dell’ex direttore del TG4 Emilio Fede. E per Balli, il paragone calza a pennello: «Ebbene sì, che figuraccia!».
Nel mirino del deputato leghista c’è la violazione del diritto di essere sentito, principio giuridico fondamentale che – secondo quanto riportato nella stessa pretesa di risarcimento dei colleghi del MPS – sarebbe stato ignorato dal Consiglio di Stato. Citando il documento, Balli ha ricordato:
«Il Consiglio di Stato ha quindi violato il diritto di essere sentito del ricorrente. (…) La misura, seppure neutra dal punto di vista economico, è suscettibile di influire sulla reputazione dell’insorgente. (…) Una diversa conclusione finirebbe per tradursi in un incentivo alla sistematica violazione del diritto di essere sentito».
Una svista procedurale? Un errore tecnico? Niente affatto, secondo Balli, che ha tuonato:
«Mi sembra il minimo e non ci vuole uno scienziato per arrivarci. Permettetemi, signori: questa è una vergogna!».
«Era compito della Direttrice del Dipartimento appurare la correttezza della decisione sotto il profilo giuridico, ma non solo. Doveva avere fiducia nei suoi funzionari? E i Consiglieri di Stato, dovevano solo ratificare quanto ricevuto? Si sta analizzando cosa non ha funzionato e perché? Ci sono state sanzioni?».
Tante domande, nessuna risposta chiara. E per Balli non è sufficiente rifugiarsi dietro ai soli aspetti giuridici analizzati dalla Commissione della Gestione, il cui rapporto – ha ricordato – porta ben 11 firme con riserva. Balli ha invitato ad andare oltre la mera valutazione dei “ripetibili” da 1’500 franchi:
«Non contesto le conclusioni legali, non sono qualificato per farlo. Ma non ci si può fermare qui. Bisogna capire cosa è successo. Perché è successo. E come si evita che accada di nuovo».
Alla luce delle troppe domande rimaste senza risposta e della gravità delle mancanze riscontrate, la Lega dei Ticinesi – «eufemisticamente molto seccata» – ha annunciato l’astensione sulla proposta di risarcimento.