La recente sottoscrizione dell’accordo EUPA da parte della Svizzera, che riapre l’accesso ai programmi europei di ricerca come Horizon Europe ed Erasmus+, non è un semplice atto tecnico, come vorrebbero farci credere. È, invece, il primo passo di una strategia ben precisa: imporre al nostro Paese l’accordo quadro istituzionale “2.0", un trattato che rottama la nostra indipendenza e la nostra sovranità, sottomettendoci al diritto e ai giudici dell'Unione Europea.
Questo accordo, presentato sotto la dicitura ingannevole di "Bilaterali III", comporta sacrifici solo per la Svizzera. A dispetto della propaganda ufficiale, la nostra partecipazione ai programmi EUPA avviene a caro prezzo: oltre 650 milioni di franchi all’anno, a cui si aggiungeranno i 350 milioni annui richiesti da Bruxelles per l’accesso al mercato comunitario. In totale, parliamo di un miliardo di franchi versati ogni anno all’UE, senza contare lo (scontato) obbligo futuro di ulteriori contributi.
La logica dietro questa manovra è chiara: scorporare e anticipare parti del trattato di sottomissione per abituare l’opinione pubblica alla sua applicazione e mettere i cittadini di fronte al ricatto del “non possiamo tornare indietro” in vista della votazione popolare sul tema. Una tattica inaccettabile, che viola il principio fondamentale della nostra democrazia diretta: il popolo deve avere l'ultima parola, senza pressioni indebite.
È grave che le Università svizzere, che dovrebbero essere baluardo di pensiero critico, si prestino a questo gioco, anteponendo riflessioni ideologiche ed economiche (pro saccoccia) ai diritti popolari e all'autonomia nazionale.
La Svizzera deve respingere con fermezza l’accordo istituzionale con l’UE. Non solo: è tempo di cancellare la nostra adesione ad organismi internazionali che violano la nostra sovranità. Occorre uscire dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), dalla Corte penale internazionale (CPI) e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
Siamo di fronte a una scelta storica: continuare a cedere pezzo dopo pezzo la nostra indipendenza oppure riaffermare con coraggio la nostra libertà.
Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi