Secondo la Gazzetta ufficiale dell'UE, un'attivista residente in Svizzera, tale Nathalie Yamb, è stata sanzionata da Bruxelles per le sue attività e posizioni filo-russe. Tali sanzioni includono il divieto d'ingresso e il congelamento dei beni nell'UE.
Secondo l'UE, questa donna con la doppia cittadinanza svizzera e camerunense residente a La Chaux-de-Fonds "sostiene azioni o politiche" del governo russo "che compromettono o minacciano la democrazia, lo Stato di diritto, la stabilità o la sicurezza nell'Unione o nei suoi Stati membri ricorrendo alla manipolazione delle informazioni", ha dichiarato l'UE nella Gazzetta ufficiale per giustificare la sua decisione.
A partire dal vertice Russia-Africa di Sochi, a cui ha partecipato nel 2019, l'UE accusa Yamb di aver "apertamente sostenuto la Russia, adottando il linguaggio di Mosca e prendendo di mira in particolare la Francia e l'Occidente, con l'obiettivo di estrometterli dal continente africano", spiega ulteriormente l'UE. L'attivista non ha reagito immediatamente a queste sanzioni.
Nathalie Yamb è nota per le sue idee panafricaniste e per i suoi interventi virulenti sui social network Facebook, Instagram, X e YouTube, dove conta non meno di 1,8 milioni di abbonati, secondo le stime della "Tribune de Genève". I suoi discorsi sono incentrati sulla difesa di un'Africa sovrana e dalla denuncia dell'influenza occidentale, in particolare francese, sul continente.
Non è la prima volta che questa attivista finisce al centro della ribalta. In un video pubblicato sulle sue piattaforme nell'agosto 2023, la donna svizzera attaccava Sylvain Itté, allora ambasciatore francese in Niger, e lo definiva un "piccolo mascalzone prelevato chissà dove". Due mesi dopo, il diplomatico francese presentò una denuncia a Ginevra per calunnia, o in alternativa diffamazione o insulto.
Inizialmente il Ministero pubblico di Ginevra si era detta incompetente, ma il caso le è stato rinviato dalle autorità del cantone di Zugo, dove viveva allora Yamb. Soltanto nel dicembre 2024 la procura penale di Ginevra ha deciso di interrogare la donna e aveva inoltrato le sue domande alla polizia di Zugo. Il caso è ancora in corso.