Un incendio nella sua cella varrà a un cittadino algerino nove mesi di carcere, oltre all'espulsione e al divieto di entrare in Svizzera per 20 anni. Per l'incendio intenzionale commesso due anni fa nel carcere regionale di Bienne, la Corte suprema bernese ha confermato venerdì scorso il verdetto del tribunale regionale del Giura bernese - Seeland, come riportato da "Le Journal du Jura".
Il ministero pubblico aveva chiesto una condanna a dodici mesi di carcere, ma la Corte Suprema ha tenuto conto del fatto che il prigioniero, gravemente ustionato nella cella di isolamento, è rimasto in coma per diverse settimane. Dopo l'incendio era stato sottoposto a un esteso trapianto di pelle.
Noto per il suo comportamento impulsivo, il detenuto sapeva cosa stava facendo. Il suo gesto era premeditato, ma una valutazione psichiatrica attesta una responsabilità scemata dovuta a un disturbo della personalità che può renderlo meno tollerante alle frustrazioni.
Nella sua cella, il detenuto aveva fumato più volte sotto l'allarme antincendio per farlo scattare. In seguito il direttore del carcere regionale di Bienne lo ha messo in isolamento per cinque giorni. Lì, con dei fiammiferi, l'imputato ha dato fuoco al suo materasso a brandelli, presentando prima un lembo incandescente alla telecamera di sorveglianza. "Ho pensato che qualcuno sarebbe arrivato immediatamente", ha detto.
Secondo "Le Journal du Jura", l'avvocato dell'imputato è deciso a ricorrere al Tribunale federale. Secondo la difesa, che ha chiesto l'assoluzione, il prigioniero ammanettato, dopo essersi mutilato, è rimasto chiuso per dieci minuti in un denso fumo nero fino all'arrivo dei vigili del fuoco. La sua intenzione non era quella di farsi del male o di dare fuoco all'edificio.
L'imputato ha quindi sporto denuncia per lesioni personali colpose gravi. La guardia non è intervenuta, mentre il detenuto, considerato una testa calda, ha minacciato di dare fuoco all'edificio. Poi ha chiesto aiuto colpendo le fiamme con i pantaloni per spegnere l'incendio.
La cella di isolamento non era dotata di un rilevatore di fumo. Le guardie hanno spiegato che, in base al regolamento interno, non sono autorizzate ad aprire le porte delle celle in caso di incendio per evitare che si propaghi nell'edificio. Una sentenza per questa vicenda è ancora attesa.