Molestie da parte di uno dei “potenti” di Unitas (Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana). Non possiamo che nominarlo in questo modo, vista l’omertà che è scaturita da questo caso che sta, secondo noi, per scoppiare come un bubbone ben maturo. Quando questo accadrà saranno in molti a dover chiedere scusa e dare le dimissioni del caso. Ma partiamo con ordine.
Le denunce
Alcune donne, vittime, con un deficit visivo (dunque ancora più messe in una condizione di debolezza) hanno portato alla luce le ripetute molestie sessuali subite nel corso degli anni da una persona, ancora ben presente ai vertici di UNITAS. Ora, qui non si vuole infangare nessuno, vige ancora la presunzione d’innocenza e la procura ha fatto finire (causa il tempo trascorso dai fatti) nel vicolo cieco della prescrizione il caso. Ma non si vuole mollare la presa. Nemmeno in Gran Consiglio dove lo scorso marzo, due interrogazioni firmate da esponenti di tutti i partiti, sono finite nelle mani del Consiglio di Stato. Più precisamente si aspetta ora una risposta dal DSS. Ah, scusateci, abbiamo detto di tutti i partiti? No: il PS segna assenza. Il motivo è palese, basta seguire le fondazioni satelliti che ruotano attorno a UNITAS e spunta il nome di Manuele Bertoli. Come faceva a non sapere? Come da lui dichiarato infatti su La Regione: “Non sono mai stato informato e non sono a conoscenza diretta di casi di molestie. Escludo vi siano stati casi di mobbing quando io ero direttore”. Questa l’espressione, nero su bianco, del socialista...
Testamento morale
Anche perché siamo in possesso di un testamento morale, scritto da una collaboratrice UNITAS, dove venivano svelati tutti i fattacci che avvenivano tra le mura della struttura per ciechi. Tra le persone citate c’era pure il Consigliere di Stato PS. Fossero pure passati 20 anni, come si può dimenticare una lettera del genere. Noi leggendola siamo raggelati. Qui o si mente o si fa finta di non sapere. Oppure ci si è dimenticati di dire al Consigliere di Stato che qualcuno faceva il suo nome in uno scritto così delicato. Il dubbio rimane. Anche perché, indirettamente, i nomi vergati nel testamento morale erano accusati di averla portata all’estremo gesto.
Ti cazziamo, ma...
Il 18 dicembre 2019, il presunto molestatore, riceve brevi manu una raccomandata (anche questa in nostro possesso, n.d.r.) da parte del presidente di UNITAS (Mario Vicari) e del vicepresidente (Dante Balbo). Nella missiva si legge: “preso atto della tua lettera del 12 dicembre 2019, per la quale ti ringraziamo, e dei fatti attestati dalla segnalazione di una persona dipendente dalla nostra associazione, il Comitato della UNITAS, riunitosi il 13 dicembre 2019, si trova nella spiacevole situazione di doverti comunicare le seguenti decisioni, scaturite dopo ampia discussione, in considerazione dei fatti rilevanti venuti a nostra conoscenza e reiterati a quanto ci risulta”. Il nostro viene dunque esonerato dalle cariche istituzionali che detiene: membro della Commissione
economica, membro del Gruppo Santa Lucia, delegato per le Assemblee della FSC, membro dei comitati della CAB e della FIDACA. Ma la lettera si fa interessante verso il finire: “Inoltre ci sentiamo in obbligo di dare conoscenza di queste deliberazioni ai Consigli di fondazione di cui fai parte, nella fattispecie Fondazione UNITAS in memoria di Tarcisio Bisi e Anita Gaggini e della Fondazione Emma ed Ernesto Rulfo”. Notare bene una cosa, ritornando a Manuele Bertoli, la Fondazione in memoria di Tarcisio Bisi è stata avvisata e lui... ne è membro! E siede insieme a chi viene tacciato di essere un molestatore (tolto da membro e messo a capo della stessa fondazione, tra l’altro) Assurdo non sapere? Forse sì. Siamo in Ticino. E cane non mangia cane a quanto pare.
Un pantano
Più scaviamo nei documenti che abbiamo sottomano, più ci lordiamo di fango. Una palude che ha volito negli anni nascondere qualcosa che va anche oltre a una molestia, ma che ora, però, piano piano sta venendo a galla. Questione di soldi? Questione di potere? Cosa sta succedendo attorno a quella che tutti pensavano fosse un fiore all’occhiello per chi ha un deficit visivo. Possibile che anche chi potrebbe vedere e fare qualcosa, chiude gli occhi o volge lo sguardo verso l’altra parte? Inoltre, quanti sapevano? In quanti hanno guadagnato da questa struttura che viene sovvenzionata dallo Stato con ben 2 milioni di franchi all’anno? Molti, moltissimi i quesiti ai quali cercheremo di dare risposta. Una cosa è lampante: se qualcuno ha mentito deve essere sollevato immediatamente dall’incarico che ricopre. Qualsiasi esso sia.
Operatori sugli scudi
Dimissioni. Questo chiedono tramite una lettera dell’11 marzo operatori e utenti UNITAS. Un testo duro, che fa tremare alcune sedie, anche a Bellinzona. “Con la presente, soci, volontari e utenti dell’associazione UNITAS richiedono una reazione riguardo gli eventi, diventati di recente di dominio pubblico, inerenti alle associazioni e fondazioni per ciechi e ipovedenti UNITAS, “Tarcisio Bisi e Anita Gaggini” e “Emma Rulfo”. In data 18 febbraio 2022 Ticinonline pubblica “I silenzi delle molestie all’ombra di UNITAS”, articolo di denuncia verso l’Associazione UNITAS e le fondazioni per ciechi e ipovedenti “Tarcisio Bisi e Anita Gaggini” e “Emma Rulfo”. La Regione lo segue in data 10 marzo 2022 pubblicando “UNITAS, la lunga mano e i troppi silenzi”. Entrambi gli articoli denunciano importanti abusi di potere che vanno al di là di quello che la legge consente, perpetrati da alcuni membri degli enti citati. Duole notare che buona parte di chi non ha commesso abusi, pur essendone a conoscenza, non ha fatto nulla per fermarli, agendo così per omissione. Gli appellanti ritengono tali comportamenti inaccettabili e compromettenti per l’integrità degli utenti e la credibilità degli enti stessi. Sulla base di queste informazioni e in seguito alla richiesta di presa di posizione del CdS per conto del gruppo dei Verdi, gli appellanti ritengono doveroso le dimissioni dei membri dei comitati dell’associazione UNITAS e delle fondazioni “Tarcisio Bisi e Anita Gaggini” e “Emma Rulfo”. Che dire... la patata è bollente. Potrebbe esserci un “blindgate” tutto ticinese!
Articolo di Mauro Botti - MDD del 10.04.2022





