Svizzera, 18 febbraio 2021

Centinaia di migliaia di franchi di debiti e 19 condanne penali: espulso

Persino la sua curatrice aveva paura di lui. Una volta aveva dovuto chiudersi a chiave nel proprio ufficio per difendersi dalla sua furia cieca. Un’altra volta la vittima era stato un controllore che l’aveva sorpreso senza biglietto sul treno. Lui l’aveva stretto per il collo e l’aveva più volte colpito in testa. Un’altra volta invece a subire la sua violenza era stata una donna, che se l’era visto entrare in casa. Lui l’aveva picchiata e sbattuta contro un armadio, prima di ripulirle la casa.

Lui è un cittadino di Capo Verde, classe 1986, che durante la sua permanenza in Svizzera non ha mai lavorato, ma ha accumulato debiti per centinaia di migliaia di franchi ed è stato condannato penalmente 19 volte.

Lesioni, furti, rapine, minacce e violenza contro le autorità, “dal 2005 non ha smesso di occupare i servizi di polizia”, come si legge nella sentenza pubblicata oggi dal TAF.

Una sentenza con la quale i giudici confermano la decisione della SEM di vietare l’entrata in Svizzera al cittadino capoverdiano per un periodo di dieci anni.

Lui, che era giunto in Vallese nell’ambito di un ricongiungimento familiare, ha provato a sostenere di essere pentito dei propri errori e di voler cambiare vita. Ma i giudici gli hanno
fatto notare che nonostante tre avvertimenti da parte delle autorità vallesane (nel 2008, nel 2009 e nel 2014), egli aveva continuato a delinquere.

Persino in carcere, quando già sapeva che nei suoi confronti era stata avviata la procedura di revoca del permesso di soggiorno, era stato sanzionato per il mancato rispetto delle regole interne. Egli, osservò un giudice bocciando la sua richiesta di liberazione anticipata, “persiste con un atteggiamento provocatore, arrogante e irrispettoso nei confronti dei collaboratori”.

Durante la sua permanenza in Svizzera, “non ha mai messo piede nel mercato del lavoro”, si legge ancora nella sentenza, “ma si è accontentato di indebitarsi e di violare ripetutamente l’ordine giuridico”.

“C’è dunque modo di concludere – scrivono i giudici – che esiste un interesse pubblico molto importante a tenere lontano dalla Svizzera il ricorrente”.

Per i prossimi dieci anni il cittadino capoverdiano non potrà quindi più mettere piede in Svizzera, dove vivono sua mamma, sua sorella e suo fratello. Se vorrà comunicare con loro, osservano i giudici, dovrà avvalersi delle nuove tecnologie oppure organizzare un incontro all’estero.

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