Ticino, 17 febbraio 2021
Espulso 12 anni fa, ma è ancora in Ticino
Avrebbe dovuto lasciare la Svizzera nel 2009. Ma è ancora qua, con il sostegno dell’avvocato Immacolata Iglio Rezzonico, che ha firmato per lui un’istanza di revisione alla luce di nuove prove e nuovi elementi poi rivelatisi rispettivamente false e infondati.
Protagonista della vicenda, che emerge da una sentenza pubblicata ieri dal TAF, è un cittadino iracheno giunto in Svizzera esattamente quattordici anni fa, nel febbraio 2007. Egli aveva candidamente ammesso di non essere perseguitato nel suo paese ma di essere semplicemente espatriato per cercare di migliorare le proprie condizioni d vita. Nel dicembre 2009 l’allora Ufficio federale della migrazione (divenuto in seguito la Segrereria di Stato della migrazione, SEM) aveva quindi respinto la domanda d’asilo dell’iracheno. Nel gennaio 2010 egli era insorto al TAF, che però aveva respinto il suo ricorso confermandone l’allontanamento dalla Svizzera.
Dalla sentenza si evince però che l’uomo non se ne è mai andato. Finché, nel febbraio 2019, non ha presentato una domanda di revisione della sua domanda d’asilo, con l’obiettivo

di regolarizzare la sua situazione in Svizzera. Con il patrocinio dell’avvocato Iglio Rezzonico, l’iracheno ha prodotto un nuovo mezzo di prova sotto forma di un presunto ordine di cattura emanato dalla autorità irachene. Inoltre ha sostenuto che la trattazione della sua domanda d’asilo era stata falsata da presunti errori di traduzione, visto che a suo dire le audizioni si erano tenute in curdo-komanci e non in curdo-sorani, la sua madre lingua.
Ma il TAF ha dimostrato che le audizioni si erano tenute effettivamente in curdo-sorani e che lo stesso richiedente l’asilo aveva dichiarato di aver capito tutto ciò che gli era stato chiesto. E ha pure dimostrato che l’ordine di cattura presentato dall’iracheno era in realtà un falso.
L’istanza di revisione presentata dall’avvocato Iglio Rezzonico è dunque stata respinta e le spese giudiziarie di 1'500 franchi poste a suo carico. Resta ora da vedere se dopo 14 anni in Svizzera l’iracheno rispetterà l’ordine di tornare in patria o se invece cercherà di aggrapparsi a qualche nuovo sotterfugio.