Consueto appuntamento del lunedì con gli aggiornamenti sulla situazione relativa al Coronavirus. Hanno parlato Manuele Bertoli, Giorgio Merlani e il Prof. Paolo Ferrari, Capo Area Medica EOC. Per la prima volta si è detto che il picco è passato, che si sta andando verso una situazione meno complicata. Insomma, si sente un po' di ottimismo, si riflette su come rivedere le misure: ci si potrebbe allineare a quelle svizzere, meno restrittive, per esempio.
Ma attenzione, non si può abbassare la guardia, spiegano tutti. Anzi, la Polizia sarà attiva nel multare chi non rispetterà le norme, in particolare durante il weekend di Pasqua che porterà il bel tempo, il quale non deve assolutamente far venire in mente di uscire, di non rispettare le distanze sociali e di fare assembramenti.
Bertoli: "Risultati positivi per la scuola a distanza"
“Dopo tre settimane e un giorno dalla chiusura delle scuole è il momento di fare un primo bilancio. Come le scuole degli altri cantoni e di altri paesi, si sono fermate nella modalità in presenza e hanno dovuto reinventarsi il sistema. Ricordo che la discussione che ci fu sulla chiusura era legata a un problema per noi di difficile risoluzione, cioè la contemporanea apertura di tutte le attività. La Svizzera ha chiuso prima le scuole poi le attività, noi al contrario. L’accudimento dei ragazzi e dei bambini in questo periodo non è facile, tre settimane fa eravamo in piena crisi. Avendo chiuso tutto, era possibile ridurre in piccole percentuali l’accudimento a scuola”.
“Ci sono state creatività e positività messa in gioco dalla scuola. Abbiamo chiesto di essere creativi, di dare sfogo alla fantasia e il risultato si è visto. La scuola ticinese ha ottenuto un risultato buono o molto buono. Sappiamo che la scuola a distanza non è e non sarà mai quella in presenza, ma era importante che la scuola continuasse a esserci. Grazie docenti e dirigenti scolastici che si sono molto impegnati, grazie ai genitori affaticati da questa esperienza perché non è facile dopo tanti giorni continuare con i figli a casa”.
“Il DECS è uscito oggi con alcune direttive, dopo aver aspettato alcune settimane per capire dove fosse necessario dare indicazioni. Le riassumo in quattro punti. D’accordo con gli altri cantoni, si è deciso che l’anno scolastico è confermato così com’è, anche se a un certo momento si discutevano ipotesi diverse, e sono confermati anche i calendari, pure dell’anno prossimo. Un altro punto riguardava i voti: dobbiamo capirci, perché per quanto riguarda le valutazioni formative. Queste per ora sono ferme al 13 marzo, quanto viene fatto a distanza conterà ma le decisioni formali per le regole sul passaggio di classe eccetera le avremo nel mese di maggio, non prima. Da qui alla fine della scuola non ci saranno test. Ciò che è importante sapere è che l’apprendimento a distanza serve per consolidare quanto già fatto, dal 20 aprile si potranno inserire dei nuovi argomenti e ci auguriamo di poter rientrare nelle scuole in presenza prima della conclusione dell’anno. Per quanto concerne il mantenimento di contatto tra docenti e allievi è importante che venga mantenuto. La relazione personale è l’elemento centrale della scuola, adesso non è possibile, ma coi mezzi tecnologici o con una telefonata si mantiene. La scuola farà una vacanza sui generis per Pasqua, dopo il 19 aprile torneremo a insegnare a distanza. Poi vedremo, dopo le direttive di oggi, le direttive 1, arriveranno le direttive 2, quando avremo le decisioni formali”.
Merlani: "Non fate di testa vostra"
"38 casi da ieri: abbiamo sempre visto che durante il fine settimana i contagi calano e al lunedì sono alti, questa volta per la prima volta abbiamo per tre giorni di fila cifre che sono nettamente sotto al 100, non succedeva dal 13-15 marzo. Anche le cifre degli ospedalizzati e dei dimessi mostrano un numero di pazienti ricoverati quotidianamente minore rispetto a quelle di chi esce. Le persone stanno uscendo dall'ospedale a una rapidità maggiore rispetto a quanto ne entrano. Confermiamo che abbiamo toccato il picco e stiamo cominciando a scendere".
"Attenzione, però ci sono state 12 morti, il picco è stato artificioso. Non è finito niente. Grazie agli sforzi di tutti la sanità non è mai stata veramente sotto pressione. Non vuol dire che il problema è risolto, il virus continua a essere presente nella popolazione e appena le misure saranno ridotte sarebbe inevitabile un ritorno. Ora quel che sarà fondamentale è capire due concetti. Non ci libereremo molto in fretta del virus, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi dovremo seguire l'andamento, magari dare un po' più di movimento, poi piano piano permettere aperture. Qualcuno si ammalerà, ma le persone avranno spazi negli ospedali e poi diverranno immuni. Ma seguite le indicazioni, lavoreremo gestendo il salire e scendere della curva. Nessuno può fare di testa propria, sfalserebbe ogni possibile previsione. Tutti insieme ce l'abbiamo fatta, siete dei campioni, siete riusciti a far sì che ci siano oggi meno malati di ieri. È l'effetto delle misure messe in atto, ora bisognerà trovare un modo di adeguare e progressivamente aggiustare quelle che sono le libertà di movimento. Ora potremmo adeguarci alle norme svizzere, meno rigide di quelle ticinesi, e valutare man mano come va. Bisogna sempre ragionare facendo una proiezioni dei ricoveri nelle settimane successive".
Ferrari: "Temiamo un aumento dei ricoveri d'urgenza per malattie croniche"
"Grazie al Governo che ha introdotto misure più severe rispetto al resto della Svizzera, il che ci ha permesso di prendere a carico i pazienti Covid in modo sereno con abbastanza capacità. Grazie ai cittadini che sono stati molto diligenti".
"Contestualizziamo i numeri: il Ticino non è stato risparmiato ma va riconosciuto il grande lavoro fatto dagli ospedali e dall'Ente per dotarci di letti sufficienti. A metà febbraio in Ticino c'erano 52 letti di cure intense, ora ne abbiamo 115 per pazienti Covid e 25 per chi si presenta con altre malattie. È stato un lavoro che abbiamo dovuto fare in poche settimane, con grande energia e grande sforzo, con la collaborazione di tutti".
"Il primo caso in fondo che si è diffuso come un contagio è stato il primo marzo, a ieri all'Ente erano stati ricoverati 467 pazienti, ieri c'erano ancora 197 degenti. Il totale di numero di pazienti transitati dalle cure intense sono 89. L'aspetto positivo è che 207 pazienti a ieri sono stati considerati guariti, è stato possibile grazie alle misure di contenimento introdotte dal Governo. Senza esse avremmo avuto delle situazioni in cui avremmo dovuto curare gente nei corridoi".
"Queste settimane ci hanno permesso di imparare molto, anche sul Covid. Esso ha decorsi gravi sopratutto su chi è a rischio. Si parla di un calo di casi, fra un po' si dovrà parlare di un graduale ritorno alla normalità. Se prendiamo le persone tra i 20 e i 60 anni, su 1'200 casi solo 1 su 10 ha dovuto essere ricoverato e meno di 1 su 300 è ricorso alle cure intense. In queste fasce d'età il ricovero e la guarigione sono la prassi, il 70% è tornato a domicilio. Diverso è per chi è suscettibile, come chi ha malattie croniche e gli anziani: più del 90% dei decessi è avvenuto nella fascia di età sopra i 70 anni. Dobbiamo proteggerli, non come medici ma come cittadini".
"La vita dopo il Covid sarà diversa da prima. Bisognerà mantenere la distanza sociale, in vari modi, che permetterà di tenere il virus che circolerà tra di noi finchè non ci sarà un vaccino e fare che si diffonda tra chi non ha l'immunità in modo lento per permettere la presa a carico. Una preoccupazione