Negli ultimi anni l'immigrazione dagli Stati UE/AELS non ha esercitato una pressione salariale significativa sulla popolazione elvetica. È quanto afferma il 15esimo rapporto della Segreteria di Stato dell'economia (SECO) sulle ripercussioni dell'accordo sulla libera circolazione delle persone presentato oggi ai media a Berna.
In questo rapporto si esamina l'impatto dell'accordo di libera circolazione sul mercato del lavoro e sulle assicurazioni sociali in Svizzera. Le misure di accompagnamento hanno dato il loro fondamentale contributo alla protezione degli stipendi, ha affermato in conferenza stampa Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch, direttrice della SECO.
La crescita dei salari viene presentata come “equilibrata”, indica il documento. Tra il 2002 e il 2016 il tasso medio di progressione del salario per i residenti permanenti è stato dell'1,1%, contro l'1,2% sul totale della popolazione attiva.
Le differenze di stipendio tra dimoranti temporanei e residenti fissi, sia positive sia negative, possono essere spiegate da fattori quali ad esempio l'età, la formazione, la professione esercitata e il settore d'attività. Nel periodo 2010-18, il livello salariale delle persone entrate nella Confederazione per effetto della libera circolazione è risultato in media inferiore dello 0,4% a quello di chi occupava posti analoghi prima dell'entrata in vigore dell'accordo.
I cittadini del nord Europa e dell'Europa occidentale, riuniti in un'unica categoria, percepiscono una remunerazione superiore (+2%) ai residenti. Diverso il discorso per chi invece arriva dal sud del Continente (-4,3%) o dall'est (-5,9%).
Ticino: scarto dei salari con il resto della Svizzera "inspiegabile"
Per quanto riguarda il Canton Ticino, la SECO rileva uno scarto definito “inspiegabile” con i frontalieri, la cui discrepanza a livello di busta paga è salita dal -3,3% del 2002 al -4,5% del 2016. Si tratta di circa la metà dello scarto registrato (-9,2%): il resto è motivato da caratteristiche personali, dalla funzione ricoperta o dall'azienda stessa.
In Ticino, ha messo in evidenza il responsabile della Direzione del lavoro della SECO Boris Zürcher, lo scarto inspiegabile è il più marcato in assoluto (-8%). Ciò è dovuto "alla situazione particolare" del cantone italofono, si legge nel rapporto. I lavoratori che attraversano il confine costituiscono il 27,5% del totale (+4,6% rispetto al 2010). Nonostante l'aumento dei frontalieri, non è stato identificato alcun effetto negativo sui salari dei ticinesi.
Percentuale di immigrati seconda solo al Lussemburgo
L'anno scorso, il saldo migratorio dei cittadini provenienti dall'Unione europea e dall'Associazione europea di libero scambio (AELS) - che comprende, oltre alla Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Norvegia - è stato di 31'200 persone, un dato stabile rispetto al 2017. Contando anche i Paesi terzi, il saldo è di 54'600 unità. La quota di immigrati in confronto