Avanzi ancora incellofanati e intonsi, quindi neppure consumati in parte. A denunciarlo Andrea De Priamo, capogruppo di Fratelli d'Italia, che ha pubblicato diversi video che svelano il contenuto di decine di sacchi grigi della spazzatura ammassati a ridosso del centro d'accoglienza di via Pallavicini a Roma. "È possibile che non si riesca ad inviare un quantitativo giusto di cibo e se ne debba sprecare così tanto?", si chiede De Priamo annunciando un'interrogazione urgente al sindaco della capitale italiana Virginia Raggi.
In un sacco ci sono decine di piatti in plastica, ancora chiusi ermeticamente con la pellicola trasparente. Al loro interno quella che sembra una bistecca impanata con il contorno di patate al forno. Il video denuncia (vedi sotto), di cui è venuto in possesso De Priamo, è ripreso in prima persona: una mano coperta dal guanto rompe uno per uno i sacchi che sono stati messi davanti alla struttura e ne rivela il contenuto.
Si trovano numerosi porzioni (abbondanti) di pasta di ogni tipo al sugo o in bianco, piatti di risotto, secondi di carne e di pesce. "Possibile che non si riesca ad inviare un quantitativo giusto di cibo e se ne debba sprecare così tanto? - si chiede il capogruppo di Fratelli d'Italia su Facebook - è questa la etica solidale, il tutto viene gestito con superficialità o peggio con spregiudicato cinismo?".
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In un altro video, invece, riprende il cibo che è stato buttato all'interno dei cassonetti della spazzatura. Si vedono sacchi di carta stracolmi di pane. Ogni pagnotta è ancora protetta dal proprio sacchetto di plastica. "È una vergogna", sbotta De Priamo, il quale intende ora presentare un'interrogazione urgente alla Raggi e chiedere immediato riscontro dell'accaduto "ad ogni livello istituzionale". "I soldi degli italiani, in aiuto ai centri d'accoglienza - spiega al Messaggero - non solo ingrossano il circuito dello spreco alimentare ma soprattutto fanno riflettere sulla gestione delle risorse a loro destinate".
Quello di via Pallavicini non è un caso isolato. Già nel 2014, come riporta “Il Giornale”, avevano fatto scalpore le fotografie scattate nel Centro di primo soccorso e accoglienza di Pozzallo: cassonetti della spazzatura stracolmi di decine e decine di portate di cibo ancora avvolte nel cellophan. Su quello spreco avevano indagano anche i carabinieri della Compagnia di Modica e c'erano state non poche polemiche per le parole di un esponente del movimento 5 stelle che aveva spiegato che i pasti venivano buttati via perché "gli immigrati non digeriscono la pasta".
L'anno scorso, poi, un altro scandalo era scoppiato al centro di accoglienza di Castelvetrano. Sulle confezioni buttate via era ancora presente l'etichetta con il numero dello straniero a cui era destinato il pasto e che evidentemente non lo aveva cosumato.
In un altro video, invece, riprende il cibo che è stato buttato all'interno dei cassonetti della spazzatura. Si vedono sacchi di carta stracolmi di pane. Ogni pagnotta è ancora protetta dal proprio sacchetto di plastica. "È una vergogna", sbotta De Priamo, il quale intende ora presentare un'interrogazione urgente alla Raggi e chiedere immediato riscontro dell'accaduto "ad ogni livello istituzionale". "I soldi degli italiani, in aiuto ai centri d'accoglienza - spiega al Messaggero - non solo ingrossano il circuito dello spreco alimentare ma soprattutto fanno riflettere sulla gestione delle risorse a loro destinate".
Quello di via Pallavicini non è un caso isolato. Già nel 2014, come riporta “Il Giornale”, avevano fatto scalpore le fotografie scattate nel Centro di primo soccorso e accoglienza di Pozzallo: cassonetti della spazzatura stracolmi di decine e decine di portate di cibo ancora avvolte nel cellophan. Su quello spreco avevano indagano anche i carabinieri della Compagnia di Modica e c'erano state non poche polemiche per le parole di un esponente del movimento 5 stelle che aveva spiegato che i pasti venivano buttati via perché "gli immigrati non digeriscono la pasta".
L'anno scorso, poi, un altro scandalo era scoppiato al centro di accoglienza di Castelvetrano. Sulle confezioni buttate via era ancora presente l'etichetta con il numero dello straniero a cui era destinato il pasto e che evidentemente non lo aveva cosumato.
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