Svizzera, 25 febbraio 2019

Canone RadioTV: come sventare la rapina di Serafe ed UFCOM?

Vogliono farsi il tesoretto da 600 milioni a spese dei cittadini, da poi girare alla SSR

Ha suscitato giusta indignazione la scoperta del tesoretto da 600 milioni che l’Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM), assieme alla Serafe (ovvero gli esattori zurighesi che hanno preso il posto di quelli friburghesi della Billag), intende creare tramite il canone radioTV, a beneficio degli amichetti dell’emittente di regime SSR.

Il tesoretto verrebbe costituito mettendo le mani nelle tasche dei cittadini. Alcuni dei quali nell’anno 2019 pagheranno un canone maggiorato; in certi casi addirittura vicino al doppio dei 365 Fr stabiliti, senza mai venire risarciti.

Una nuova tassa

Da notare che, a seguito della nuova legge sulla radioTV - approvata dalla maggioranza (seppur risicatissima) dei cittadini elvetici nel giugno 2015, ed entrata in vigore da inizio 2019 dopo la bocciatura dell’iniziativa No Billag - il canone è stato trasformato in una tassa pro-SSR. Quindi dovranno pagarlo tutte le economie domestiche, oltre che le aziende.

Con la nuova legge, dunque, anche chi non ha né radio né televisione né collegamento internet né altro deve pagare il canone di 365 Fr all’anno, ed in più anche i prelevamenti extra che andranno a costituire il tesoretto da 600 milioni.

Unica soluzione: chiedere l’esenzione, che i burocrati bernesi chiamano “opting out” pensando che in inglese faccia più figo, e certificare di non avere alcun apparecchio atto alla ricezione. Quindi nemmeno tablet, smartphone, e neppure – guai! – un qualsivoglia allacciamento ad internet.

Manovre nascoste

Come noto, la scoperta del furto legalizzato sul canone è merito di Le Matin. Tuttavia, a parte il Mattino ed il Mattinonline, nessuno ha pensato di riprenderla. E sì che stiamo parlando di 600 milioni di franchetti: non proprio di noccioline. Stampa di regime?

Dispersa nelle nebbie. Partitocrazia? Idem con patate. Associazioni a tutela dei consumatori? Nemmeno a parlarne. Particolarmente squallido il fatto che l’UFCOM metta le mani nelle tasche dei cittadini di nascosto. Senza dire niente a nessuno, sperando che il ladrocinio sarebbe passato inosservato. Si rubano tanti soldi alla gente, oltretutto in modo antisociale (il canone lo pagano ricchi e poveri, per lo stesso ammontare), per ingrassare indebitamente la TV di Stato, già gonfiata come una rana. Eppure… l’è tüt a posct!

Il regalo

Ecco dunque l’ultimo regalo della Doris uregiatta, come ex direttrice del DATEC. Adesso a capo di quel Dipartimento c’è la kompagna
Simonetta Sommaruga. Costei, prima di fare la consigliera federale, era presidente dell’Associazione consumatori nazionale. Da una ex presidente dei consumatori ci si aspetterebbe che decida che i soldi prelevati “in esubero” vengano restituiti fino all’ultimo centesimo. Ad esempio (è la cosa più semplice) deducendoli dal versamento del canone successivo. Invece, chissà come mai, abbiamo l’impressione che…

Cosa fare?

Come già annunciato la scorsa domenica, la Lega chiederà a Berna che il
tesoretto da 600 milioni che la Serafe prevede di incassare entro la fine del 2019 venga restituito ai cittadini fino all’ultimo centesimo. Altro che versarlo alla SSR! Senza dimenticare che stiamo ancora aspettando la restituzione integrale dell’IVA prelevata illegalmente sul canone.

Ma cosa può fare il cittadino per difendersi da questo furto di Stato?

1) Fare aeroplanini con il canone Serafe.

2) Dedurre per protesta la fattura parziale 2019 dal canone di 365 Fr. (Inutile dire che queste due opzioni non sono legali).

3) Domandare l’esenzione dal canone, tramite apposito formulario da richiedere alle Serafe, nel caso non abbia alcun apparecchio “atto alla ricezione”: opzione possibile solo per i prossimi 5 anni.
Le Matin (www.lematin.ch) fornisce un suggerimento legale per ridurre il danno. Chiedere la fatturazione trimestrale del canone da 365 Fr (non di quello parziale), ma solo se si è nei gruppi di pagamento da aprile in avanti. La richiesta va fatta all’arrivo della fattura annuale. In questo modo, secondo i calcoli effettuati dal quotidiano romando, il tesoretto si ridurrebbe da 600 milioni a 105 (che comunque non sono noccioline).

Oltre al danno, la beffa?

Non è tuttavia normale, ed è anzi indecente, che il cittadino debba ricorrere a cervellotici espedienti, nemmeno per sventare la rapina dell’UFCOM ai suoi danni, ma solo per essere rapinato un po’ meno.

La Lega, come promesso, si batterà per ottenere la restituzione integrale del maltolto. Ed evidentemente non accetteremo che a Berna ci si trinceri dietro la solita fregnaccia del “Sa po’ mia”, magari evocando fantasiosi impedimenti tecnici. Perché sostenere che, nell’era della digitalizzazione (uella) non si possano fare due conti con il pallottoliere per rifondere quanto indebitamente prelevato, unirebbe il danno alla beffa. Sarebbe, in altre parole, un’autentica presa per i fondelli.

Lorenzo Quadri / MDD

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