SVIZZERA - «La decisione di FedPol di non indicare più il colore della pelle nel sistema Ripol è delirante», attacca il consigliere nazionale Lorenzo Quadri. «È palese che il colore della pelle è una delle caratteristiche più evidenti di una persona. Bandirlo dal sistema si può spiegare solo con l’ideologia woke. In nome del woke FedPol sabota la sicurezza pubblica».
Il deputato leghista ricorda come persino Mario Fehr, ex socialista e consigliere di Stato zurighese, abbia criticato la misura. «Non solo nei comunicati della polizia va indicata la nazionalità degli autori di reati», aggiunge Quadri, «ma, qualora si trattasse di svizzeri, bisogna specificare se sono naturalizzati e qual è la nazionalità originaria. La $inistra invece non ne vuole sapere e strilla al razzismo».
Quadri non risparmia critiche nemmeno alla gestione politica del DFGP: «È possibile che l’eliminazione del colore della pelle da Ripol sia stata imposta contro la volontà degli agenti. È già successo con la mozione socialista che prevede il ritiro dell’arma d’ordinanza dopo dieci anni. Si tratta di un pretesto per smantellare il nostro esercito di milizia e per disarmare i cittadini. Anche in questo caso, la posizione del Dipartimento Jans l’ha decisa il segretariato generale, dove comanda l’ideologia woke e gender».
Per Quadri, il risultato è chiaro: «Mentre la sicurezza nazionale viene sacrificata, il Dipartimento Jans preferisce occuparsi di pretesti come il cosiddetto racial profiling. Chissenefrega delle necessità del territorio: a comandare è solo l’ideologia».