Ticino, 28 agosto 2025

Sugli accordi con l'UE il Consiglio di Stato chiede la doppia maggioranza

Il Consiglio di Stato vuole che il pacchetto di accordi bilaterali negoziato con l’Unione europea sia sottoposto all’approvazione di popolo e Cantoni e che siano adottate adeguate misure di compensazione per i Cantoni particolarmente esposti alle conseguenze negative della libera circolazione delle persone. È quanto si legge nella presa di posizione trasmessa mercoledì dal Consiglio di Stato alla Conferenza dei Governi cantonali, che ha avviato una consultazione preliminare fra i propri membri sull’intesa negoziata da Berna e Bruxelles e sulle misure interne da adottare a livello federale.

Un rapporto più approfondito sul documento di oltre 1'800 pagine sarà inviato dal Cantone in un secondo tempo al Consiglio federale, a titolo individuale. Il termine per la consultazione scade il 31 ottobre.

Dopo la consultazione il pacchetto sarà sottoposto al Parlamento, dove si prevede un esame abbastanza lungo. Dopo che il Parlamento si sarà espresso, il pacchetto sarà sottoposto al giudizio popolare in una votazione che dovrebbe tenersi nel 2028. Per l'occasione, secondo il Consiglio federale basterà la maggioranza popolare (referendum facoltativo), in linea con le precedenti votazioni sui bilaterali senza che sia quindi necessaria la maggioranza dei cantoni, come invece chiede il canton Ticino. Sarà comunque il Parlamento a decidere sulla questione e su questo tema pende anche un'iniziativa popolare, denonimata “bussola”, che chiede che su accordi come quello con l'UE sia sempre necessaria la doppia maggioranza di popolo e Cantoni. “Considerata la portata del presente pacchetto di accordi Svizzera-UE riteniamo necessario garantire una legittimazione politica e democratica pari a quella necessaria per una modifica costituzionale», afferma il Governo ticinese.

Sul risultato negoziale in quanto tale, il Consiglio di Stato ritiene che ci sia un miglioramento rispetto all’Accordo istituzionale del 2018 (poi abbandonato dal Consiglio federale), ma che restano anche “cautele e preoccupazioni”. Per questo, andranno maggiormente considerate alcune peculiarità dei Cantoni di frontiera, toccati “in misura significativamente maggiore” da aspetti critici dell’intesa, in particolare a livello di libera circolazione delle persone. Il rafforzamento delle misure di accompagnamento elaborate insieme ai partner sociali, a livello di tutela dei salari, sono accolte con favore. Ma si chiede “con forza” che la Confederazione preveda adeguate misure di compensazione interna ad hoc (oppure nell’ambito della perequazione finanziaria) a favore dei Cantoni particolarmente esposti alle conseguenze negative della libera circolazione delle persone e confrontati con oneri significativi derivanti dall’applicazione delle misure di accompagnamento, come le attività di controllo del mercato del lavoro e l’adozione dei contratti normali di lavoro.



L’introduzione di una clausola di salvaguardia in caso di immigrazione eccessiva, chiesta a suo tempo dal Ticino stesso, è giudicata positivamente. Ma il Governo cantonale auspica “un meccanismo più vincolante ed efficace” fondato, per la sua attivazione, su criteri applicabili anche su base regionale e cantonale; questo per permettere correttivi mirati e tenere in considerazione peculiarità cantonali a livello di immigrazione netta, occupazione dei frontalieri, disoccupazione e percepimento dell’aiuto sociale. La procedura interna è considerata ancora poco chiara. L’efficacia del meccanismo dipenderà dalla definizione delle regole di attivazione sul piano interno.

Inoltre, secondo il Ticino, c’è un rischio elevato di abusi (che oggi viene minimizzato da Berna) da parte di chi intende approfittare in maniera indebita degli aiuti sociali. Vanno previsti meccanismi di controllo più diretti, rapidi e incisivi, nonché un inasprimento delle sanzioni. Ai Cantoni andrebbero assegnate più competenze di correzione e di controllo, ma i costi dovranno essere assunti dalla Confederazione.

Quanto agli aspetti istituzionali, il Consiglio di Stato dice di apprezzare “la presa di coscienza che il rispetto del sistema svizzero, della democrazia diretta e del federalismo costituiscano l’imprescindibile condizione su cui debbano fondarsi i rapporti con l’Unione europea”. Al tempo stesso, ritiene che il ruolo e il coinvolgimento dei Cantoni nelle procedure interne di integrazione del diritto UE vada rafforzato. I Cantoni andranno adeguatamente coinvolti anche nel Comitato misto per le decisioni relative al recepimento dinamico del diritto europeo.

Infine, il Consiglio di Stato ritiene positivo l’accordo sull’elettricità e, in vista di un possibile sviluppo delle relazioni bilaterali, ribadisce la necessità di affrontare in tempi brevi la questione di un accordo di accesso al mercato per i fornitori svizzeri di servizi finanziari.

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