Mondo, 17 luglio 2025

Una ragazza inglese mandata a casa dopo essersi presentata a scuola con un vestito con la bandiera britannica

Una studentessa inglese è stata mandata a casa per aver indossato un vestito recante la bandiera della Gran Bretagna. L'episodio, avvenuto venerdì scorso, è nel frattempo diventato un caso nazionale nel paese, con lo stesso premier Keir Starmer che si è espresso a sostegno della ragazza. La scelta del vestito era dovuto al fatto che quel giorno, la scuola della giovane, 12enne al secondo anno di scuola media, celebrava la “giornata della cultura”. Ma una volta arrivata in classe le fu detto che l'abito era "inaccettabile" e quindi fu portata fuori dalle lezioni e costretta a sedersi nel corridoio finché suo padre non è venuto a prenderla.

Suo padre, operaio 47enne, ha dichiarato di essere rimasto sbalordito nello scoprire che sua figlia era stata punita dall'istituto a causa del vestito scelto. La Bilton School di Rugby in una lettera inviata ai genitori, si afferma che la giornata era stata "concepita per promuovere l'inclusione, la comprensione e l'apprezzamento di diversi background, tradizioni e patrimoni".

La decisione di sanzionare la giovane ha scatenato la rabbia di moltissimi britannici e il portavoce del primo ministro Keir Starmer sembra essersi schierato dalla parte della studentessa e della sua famiglia. "Credo che la scuola abbia rilasciato una dichiarazione in merito, quindi non commenterò ulteriormente, ma il Primo Ministro è sempre stato chiaro sul fatto che essere britannici è qualcosa da celebrare" ha affermato il portavoce di Keir Starmer.

Il padre della ragazza ha inoltre affermato che le azioni della scuola andavano contro il suo messaggio e che anche altri alunni con le bandiere di San Giorgio (quella inglese) e del Galles sono stati allontanati dai cancelli della scuola. Secondo la sua testimonianza "Courtney (la figlia) era così imbarazzata e non riusciva a capire cosa avesse fatto di sbagliato. È la scuola che ha reso la cosa politica e andava contro tutto ciò per cui l'evento era stato organizzato. Ha scelto l'abito e ha scritto il pezzo di sua spontanea volontà”.

"Quella giornata era dedicata a celebrare le culture di tutti e Courtney ha scelto questo vestito con la bandiera dell'Unione per celebrare la sua. Ha anche scritto questo discorso per accompagnarlo ed era molto orgogliosa di ciò che aveva fatto. La cosa successiva che ho ricevuto è stata una chiamata al lavoro verso le 9 del mattino per dirmi che non le era permesso andare a scuola vestita in quel modo e che era inaccettabile” continua il padre, interpellato dalla testata britannica “The Mirror”.

“Non sono riuscito ad andare via dal lavoro fino a mezzogiorno circa. L'hanno fatta sedere in reception tutta la mattina e l'hanno tenuta in isolamento. Non dovrebbe sentirsi in imbarazzo per essere britannica. E non dovrebbe essere punita per aver festeggiato il fatto di essere britannica: nessun altro con cui ho parlato riesce a capirlo”.



"Qualcuno a scuola ha politicizzato un vestito con la Union Jack, anche se chiaramente non era nelle intenzioni di Courtney. Courtney non ha fatto nulla di politico. Si tratta di essere britannici, delle Spice Girls e persino della libertà di poter indossare un vestito. Questo è esattamente ciò che significa per lei essere britannici."

La scuola ha contattato Stuart nel fine settimana e si è nel frattempo scusata sinceramente per quanto successo. Un portavoce della scuola ha dichiarato: "Alla Bilton School, siamo orgogliosi della diversità dei nostri studenti e del ricco patrimonio che portano alla nostra comunità. Ci impegniamo a promuovere un ambiente in cui ogni studente si senta rispettato, valorizzato e incluso”.

“Venerdì 11 luglio, durante la nostra Giornata di Celebrazione della Cultura, si è verificato un incidente che ha causato notevole turbamento a una delle nostre studentesse, alla sua famiglia e ai membri della comunità in generale. Ci rammarichiamo profondamente per il dolore causato e porgiamo le nostre più sincere e incondizionate scuse.

Da allora abbiamo parlato direttamente con l'alunna e la sua famiglia per ascoltare le loro preoccupazioni e riflettere su come la situazione avrebbe potuto essere gestita meglio. Ci impegniamo a imparare da questa esperienza e a garantire che ogni studente si senta riconosciuto e supportato nell'esprimere orgoglio per le proprie origini” conclude la dichiarazione della scuola.

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