SCUOLA - Armadietti da 3'000 franchi l’uno per ricaricare i cellulari degli studenti. È quanto accade in alcune scuole post-obbligatorie del Ticino, come il CPT di Mendrisio e quello di Bellinzona, dove sono stati installati dispositivi elettronici in acciaio dotati di comparti individuali, ciascuno con presa elettrica e apertura contactless. Una spesa che non convince la Lega dei Ticinesi, che ha depositato un’interrogazione firmata da Andrea Sanvido.
“Gli studenti li ignorano”, si legge nel testo, dove si denuncia l’uso “raramente praticato” di questi armadietti. Nella realtà quotidiana, infatti, i cellulari continuano a essere custoditi negli zaini. Il paradosso, secondo i firmatari, è evidente: se l’uso del telefono è già vietato in aula – salvo eccezioni didattiche – che senso ha investire in strutture per favorirne la ricarica?
Educazione contraddittoria? L’interrogazione punta il dito contro la coerenza del messaggio educativo: “Si vieta l’uso dei telefoni, ma se ne facilita la presenza attraverso infrastrutture ad hoc”. Il Consiglio di Stato è stato quindi chiamato a rispondere su quante scuole hanno adottato questi armadietti, su quale sia stato il costo complessivo e da quale voce di bilancio siano stati prelevati i fondi.
“Serve più autorevolezza nelle regole scolastiche”, concludono i deputati leghisti, che chiedono anche se il Governo abbia autorizzato l’operazione e se siano state prese in considerazione alternative più economiche o più efficaci dal punto di vista pedagogico.