Svizzera, 04 gennaio 2025

Accordo con l’UE: gli svantaggi se li prende tutti la Svizzera

Lo scorso venerdì 20 dicembre, il Consiglio federale ha annunciato la conclusione dei negoziati tra Berna e Bruxelles sull’accordo quadro istituzionale “2.0”. Perché di questo si tratta: la definizione “Bilaterali III” è truffaldina. Un accordo bilaterale presuppone la presenza di due partner posti su livello paritario. Invece, ciò di cui stiamo parlando è un accordo di sottomissione: la Svizzera accetta di diventare una colonia dell’Unione europea. Quest’ultima è messa sempre peggio (pensiamo solo alle condizioni in cui versano Germania e Francia); ma non per questo è meno arrogante. L’UE pretende di comandare in casa nostra, ed in più vuole anche i nostri soldi. Ed il Consiglio federale – come al solito - capitola.

L’accordo oggi sul tavolo è semplicemente la fotocopia del trattato affossato nel maggio 2021, ma più costoso. I suoi promotori ben si guardano dal citarne i punti fondamentali. Vedi la ripresa dinamica, ossia automatica, del diritto UE ed i giudici stranieri. Non dicono che l’accordo istituzionale “2.0” segnerebbe la fine della sovranità, dell’indipendenza, della neutralità della Svizzera. Ed anche dei diritti popolari: le decisioni importanti verrebbero prese a Bruxelles. I cittadini elvetici potranno solo subirle.

I tre consiglieri federali apparsi nella conferenza stampa del 20 dicembre hanno parlato di accordo “vantaggioso per entrambe le parti”. Tuttavia, quali unici vantaggi per la Svizzera hanno citato questioni irrilevanti, come la partecipazione ad Horizon Europe e ad Erasmus +. E noi dovremmo sacrificare la nostra sovranità e la nostra indipendenza per simili quisquilie?



E’ risaputo: un accordo riuscito è quello che distribuisce equamente vantaggi e svantaggi. Che svantaggi porta a Bruxelles il trattato coloniale? Nemmeno uno.  Gli svantaggi sono tutti a carico della Svizzera.

Quanto alla famosa clausola di salvaguardia sulla libera circolazione delle persone, di cui tanto si è sentito parlare: è manifesto che si tratta di un fake, esattamente come la preferenza indigena light.
In tempi difficili, invece di conservare alla Svizzera sovranità e libertà - e quindi margine di manovra - il CF vorrebbe legare istituzionalmente il Paese ad un’Unione europea che sta colando a picco.
Con l’accordo quadro 2.0 permetteremmo ai burocrati di Bruxelles ed ai loro giudici di comandare in casa nostra. A decidere nelle controversie tra Svizzera ed UE sarebbero i giudici di quest’ultima; quindi, ci sottometteremmo ai magistrati della controparte. Una follia. Al danno si aggiunge la beffa, poiché per tutto questo pagheremmo un prezzo stratosferico: 350 milioni all’anno. Una fattura che, dopo il 2036, è destinata a salire. Ma, evidentemente, per l’UE i soldi si trovano sempre.

Ad un accordo del genere, che in gergo giuridico verrebbe definito un “patto leonino” (uno dei due contraenti fa la parte del leone), si può solo dire un chiaro NO. La nostra democrazia diretta è incompatibile con il centralismo antidemocratico di Bruxelles.

Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi

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