A quanto pare mercoledì prossimo il ministro degli Esteri (ex) doppiopassaporto Ignazio Cassis, PLR, incontrerà a Berna l’eurobalivo Maros Sefcovic (Maros chi?), ovvero il commissario della fallita UE incaricato delle trattative con la Confederella. Comunista slovacco, formatosi a Mosca, Sefcovic considera la Svizzera al pari di uno Stato satellite dell’ex Unione sovietica: ovvero una colonia alla quale schiacciare gli ordini. Ed infatti lo sconcio accordo quadro istituzionale 2.0 va proprio in questa direzione.
Tutti gli svantaggi
La calata a Berna di Sefcovic starebbe ad indicare che le trattative con gli eurobalivi sono ormai nella fase finale. Se già il mandato negoziale era una ciofeca, figuriamoci il risultato. Specie considerando l’abitudine del governicchio federale di posizionarsi a 90 gradi. In effetti lo sconcio accordo quadro istituzionale 2.0, così come la sua prima versione giustamente affossata nel maggio 2021, ha questa caratteristica: tutti gli svantaggi se li accolla la Confederella, mentre per Bruxelles non ce n’è neppure uno.
Le uvette di Bruxelles
Si ipotizza che mercoledì il ministro degli esteri binazionale e l’eurobalivo comunista discuteranno del contributo di coesione: ossia del pizzo che la Svizzera sarebbe costretta a pagare all’UE per avere accesso, peraltro settoriale, al mercato comunitario. Oggi il nostro paese versa all’Unione europea circa 100 milioni all’anno, ma gli eurobalivi pretenderebbero di quintuplicare la cifra secondo il “modello norvegese”.
Come sappiamo, Bruxelles accusa senza vergogna la Svizzera di “Rosinenpickerei” termine tedesco che sta ad indicare l’atteggiamento di chi si prende solo ciò che più gli piace (Rosinen non sono le rose, bensì l’uva passa, dall’antico francese “rosin”, che vuol dire appunto uva, oggi chiamata raisin).
Si tratta di una balla manifesta, dal momento che gli accordi bilaterali sono tutti a vantaggio dell’UE e non della Svizzera. A partire dalla libera circolazione delle persone, che funziona strettamente a senso unico. Senza contare che da Bruxelles continuano ad arrivare nuove pretese balorde. Ad esempio quella che il fisco rossocrociato si metta a riscuotere dai cittadini UE residenti in Svizzera le imposte che questi ultimi devono ai rispettivi paesi d’origine.
Per citare un altro esempio: la Svizzera finanzia, con centinaia di milioni di franchi del contribuente, investimenti nelle infrastrutture ferroviarie dell’UE. Non risulta che noi, per le nostre ferrovie, riceviamo soldi da Bruxelles. Altro che “Rosinenpickerei”.
Più il trattato fa schifo…
La DisUnione europea ha inoltre seccamente respinto l’ipotesi di una clausola di salvaguardia sulla libera circolazione delle persone. Ciò dimostra che gli eurocrati se ne sbattono della nostra democrazia: nel loro atteggiamento arrogante e predatorio non si preoccupano nemmeno di fare un gesto che possa rendere digeribile ai cittadini elvetici l’accordo quadro istituzionale. Sarà infatti il popolo ad avere l’ultima parola.
D’altra parte, più il trattato fa schifo, più la possibilità che venga asfaltato dalle urne cresce. Quindi, che il comunista Sefcovic e compagnia brutta vadano pure avanti così…
Media schierati
La stampa di regime è manifestamente schierata dalla parte dell’accordo quadro 2.0. Ed infatti, allo scopo di lanciare fumo negli occhi, si dilunga in dettagli insignificanti per sviare l’attenzione dai punti centrali.
Non a caso, da vari mesi non si sente più parlare della ripresa dinamica, ossia automatica, del diritto UE o dei giudici stranieri della Corte europea di giustizia che comanderanno in casa nostra, trasformandoci a tutti gli effetti in un baliaggio. Non si parla di sovranità, di indipendenza, di democrazia. Tali temi sono stati rimossi dalla narrazione mediatica e rimpiazzati con quisquilie. Come se fossero queste ultime la posta in gioco. Così, si blatera dei programmi di ricerca Horizon (e un bel chissenefrega? Tanto più che i finanziamenti UE servono solo ad orientare la ricerca universitaria sul gender, sul woke e sull’islamo-gauchismo). Addirittura, si fanno scorrere fiumi d’inchiostro sull’ultima pretesa di Bruxelles: quella di parificare le rette universitarie applicate agli studenti UE (in alcuni casi leggermente superiori) a quelle degli studenti svizzeri. A parte che non se ne parla proprio: gli studenti stranieri approfittano del nostro sistema formativo senza finanziarlo, dal momento che i loro genitori non pagano le tasse in Svizzera e questi studenti, una volta laureati, torneranno per lo più nel paese d’origine e quindi le imposte le pagheranno lì. Pertanto, questo ulteriore Diktat è solo un ulteriore motivo per dire NO agli accordi.
Ma la vera domanda è: sarebbero questi i grandi problemi? Le rette universitarie degli atenei svizzeri? Stiamo busciando?
Doppia maggioranza
Ripetiamo per l’ennesima volta: l’eventuale sottoscrizione dell’accordo quadro istituzionale 2.0 con l’UE segnerebbe la fine della Svizzera così come la conosciamo ora, e la sua definitiva trasformazione in una colonia di Bruxelles. A ciò farà seguito la rottamazione della neutralità e l’adesione alla NATO.
Ma di questo i media eurolecchini non parlano.
Vista l’entità della posta in gioco, è poi evidente che il trattato di sottomissione all’UE andrà sottoposto a referendum obbligatorio, con il requisito della doppia maggioranza: popolo e cantoni.
LORENZO QUADRI
*Dal MDD