Un recente sondaggio ha rivelato che oltre il 65% degli svizzeri vede con favore l'introduzione di un sistema a punti per l'immigrazione, simile a quello adottato dal Canada. Ma non tutti sono d'accordo: sotto la cupola del Parlamento federale, molti sono scettici.
Il sistema canadese, in vigore dal 1967, assegna punti ai candidati all'immigrazione basandosi su criteri come formazione, esperienza professionale, competenze linguistiche ed età. Chi ottiene almeno 67 punti su 100 può immigrare in Canada, indipendentemente dal paese di origine. L'idea è semplice: la qualifica del singolo candidato è più importante della sua provenienza geografica.
Secondo il "Barometro delle opportunità", un sondaggio rappresentativo condotto di recente, due terzi degli svizzeri sarebbe favorevole a un approccio simile. "Vogliamo una selezione in cui la qualità prevalga sulla quantità", ha dichiarato Thomas Aeschi, leader del gruppo dell'Unione Democratica di Centro (UDC), al quotidiano Blick. Aeschi ha ricordato che un sistema a punti è stato discusso già nel 2014 durante la campagna contro l'immigrazione di massa, ma ha anche espresso dubbi sulla possibilità di conciliarlo con l'attuale regime di libera circolazione delle persone. "Dubito che l'Unione Europea accetterà una gestione autonoma dell'immigrazione da parte della Svizzera", ha aggiunto.
Tuttavia, l'idea non è accolta con entusiasmo da tutti i partiti. Damian Müller, membro del Consiglio degli Stati del Partito Liberale Radicale (FDP), ritiene che il sistema a punti dia un'illusione di controllo sull'immigrazione: "Il sistema attuale è adeguato alle esigenze delle aziende e dell'economia svizzera". Müller ha inoltre sottolineato che il contesto canadese è molto diverso da quello svizzero: "Il Canada cerca di popolare un territorio vastissimo, mentre la Svizzera ha una densità di popolazione già molto alta".
Anche il Partito Socialista (PS) esprime riserve. Nina Schläfli, consigliera nazionale del PS, ha evidenziato che il sistema canadese presenta "grossi difetti". Secondo lei, per introdurre un sistema a punti in Svizzera, sarebbe necessario infrangere gli accordi bilaterali con l'UE, con il rischio di peggiorare la carenza di lavoratori qualificati e di isolare ulteriormente il Paese. Inoltre, secondo Schläfli, avere un alto livello di qualificazione non garantisce automaticamente l'occupazione.
L'adozione di un sistema a punti in Svizzera, ispirato a quello canadese, appare quindi come un tema controverso, con posizioni divergenti tra la popolazione e le forze politiche. L'argomento resta aperto a discussioni future, ma le complessità del contesto svizzero richiedono un'analisi approfondita delle implicazioni che un simile cambiamento potrebbe comportare. (Fonte: Blick)