In futuro la Svizzera dovrà collaborare più strettamente con l’UE sul piano militare e partecipare a due progetti dell’iniziativa europea di difesa Pesco, che piaccia o meno ai consiglieri nazionali e agli Stati. Mercoledì il Consiglio federale ha infatti approvato i piani della ministra della Difesa Viola Amherd (vedi articolo correlato).
Pesco è l'acronimo di Cooperazione Strutturata Permanente e comprende decine di progetti volti a rafforzare la capacità di difesa dell'UE. Ma anche paesi terzi come la Svizzera possono partecipare a tali progetti.
Da un lato Viola Amherd vuole facilitare l’attraversamento dei confini svizzeri per le truppe straniere. Il programma corrispondente è anche chiamato “Schengen militare”. Ciò comporta la semplificazione dei trasporti transfrontalieri delle truppe.
Il secondo programma prevede esercitazioni congiunte di difesa informatica. L'Ucraina in particolare desidera soprattutto rafforzare la cooperazione con l'UE in questo settore. Concretamente, in futuro i cyber-soldati svizzeri potrebbero addestrarsi insieme ai colleghi ucraini in caso di emergenza.
Il Consiglio federale auspica che questa cooperazione rafforzi la capacità di difesa nazionale della Svizzera. La partecipazione ai programmi Ue non comporta però alcun obbligo e non è legata ad automatismi, sottolinea il Consiglio federale in un comunicato. La Svizzera continuerà a esaminare le richieste caso per caso. Per questo motivo anche il governo nazionale non riconosce una violazione della neutralità e sottolinea che “la Svizzera non parteciperà ad esercitazioni con Stati belligeranti”.
Anche se Pesco non ha nulla a che fare direttamente con la NATO, il progetto di Viola Amherd è un nuovo riavvicinamento all'alleanza di difesa occidentale. Ciò è tanto più sorprendente in quanto il Consiglio nazionale ha appena lanciato un chiaro segnale contro un collegamento troppo stretto con l'alleanza atlantica. La Svizzera non deve partecipare alle esercitazioni NATO che portano al caso dell'Alleanza, ha deciso il Consiglio nazionale lo scorso giugno.
A destra e a sinistra del Parlamento l’annuncio di questa partecipazione aveva già suscitato scalpore. "È scandaloso, soprattutto alla luce della decisione del Consiglio nazionale sulle esercitazioni NATO", ha affermato al Blick il consigliere nazionale Mauro Tuena (UDC/ZH). Il Consiglio federale aveva deciso da solo di partecipare al sistema di difesa aerea europeo “Sky Shield”, nonostante le proteste della Commissione di sicurezza.
In un comunicato l'UDC critica il Consiglio federale che, secondo il partito, abbandona con leggerezza la neutralità e la sovranità del nostro Paese. “Con la partecipazione al patto militare dell’UE, il Consiglio federale mette in pericolo, con grave negligenza, la sicurezza della popolazione svizzera”. Secondo i democentristi il Consiglio federale deve sottoporre questo obiettivo al Parlamento.
Per la consigliera nazionale dei Verdi Marionna Schlatter la collaborazione con Pesco è invece una buona idea, ma critica il fatto che i deputati non siano stati interpellati. "Ma il fatto che il Parlamento non abbia voce in capitolo è scioccante", ha lamentato la deputata membro della Commissione della sicurezza.
L'approccio solitario del Consiglio federale trova però il sostegno dei partiti centristi. Il ministro della Difesa Viola Amherd è infatti pienamente sostenuto dal suo stesso partito, il Centro.
La decisione è sostenuta anche dai liberali verdi: "In questo modo aumentiamo la sicurezza della Svizzera", afferma il politico della sicurezza Patrick Hässig. È giusto lavorare insieme alle nazioni europee con le quali condividiamo valori comuni, per rafforzarci a vicenda”. La partecipazione della Svizzera ai due programmi dell'UE deve tuttavia ancora essere sottoposta all'approvazione degli Stati partecipanti e del Consiglio dell'UE.