Sport, 16 febbraio 2024

“Ho subìto nuovi guai fisici. Ma la passione non mi ferma”

Murat Pelit, l’atleta paralimpico che dallo sci è passato al tiro al piattello

LUGANO - Murat Pelit con il tempo è diventato lo sportivo ticinese con disabilità fisica più conosciuto. Nato e cresciuto a Stabio, ma oggi residente a Sonvico, partecipa ormai da un decennio ad eventi di grande caratura internazionale come i Mondiali e le Olimpiadi (Paralimpics). Nel 2003 Murat venne colpito da un tumore maligno all`osso sacro (denominato condrosarcoma sacrale) e dopo diversi interventi chirurgici e numerose cure, è rimasto con una paraplegia incompleta. Nonostante ciò, malgrado tutte queste traversie, non ha mai mollato e grazie alla sua determinazione e alla sua tenacia, è diventato un atleta di sci paraolimpico: “Ho dato tutto me stesso per poter disputare delle competizioni ed oggi sono contento di non essermi mai tirato indietro, nemmeno quando le cose non andavano benissimo, soprattutto all`inizio”, ci ha detto nei giorni scorsi durante l’intervista che abbiamo realizzato all’Ars Medica di Gravesano. 



“Purtroppo lo scorso anno ho avuto ancora dei problemi fisici provocati da forti dolori al bacino e alla colonna che mi impedivano i movimenti. Ora però la situazione è sotto controllo e non vedo l’ora di tornare a gareggiare” ci ha spiegato Murat, anche se rispetto al passato lo stabiese non disputa più le competizioni sciistiche: dallo scorso anno si dedica infatti al tiro al piattello. Del resto, in una intervista rilasciataci qualche anno fa, il diretto interessato ci confidò che stava seriamente pensando di praticare questo sport. E aggiunse: “Vogliamo creare una federazione svizzera paralimpica di tiro. Un’occasione, pure, per allargare gli orizzonti competitivi. Per me è davvero stimolante: quando ho provato a sparare per la prima volta, non avrei mai pensato di appassionarmi così”.


Murat: innanzitutto come sta?
Mi sto riprendendo da un’infezione che lo scorso anno mi aveva provocato non pochi problemi. Ho impiegato un po' di tempo per riprendermi ma poi sono riuscito a superare anche questo ostacolo. Ormai non conto più le operazioni e nemmeno i periodi di guarigione o riposo a cui mi sono sottoposto. Adesso sono pronto, obiettivo i Mondiali di Granada in giugno.


Fra l’altro la sua vita è cambiata. E non solo per motivi sportivi.
Esatto (ride, ndr). Mi sono sposato con Isabel, una ragazza eccezionale con la quale vivo a Sonvico, paese nel quale ci siamo trasferiti dal Mendrisiotto perché lei lavora in una banca di Lugano. Ma non solo: in Val Colla si sta benone. Tanto verde e tanta pace. Ideale per una coppia.


Torniamo in argomento: perché ha lasciato lo sci e si è dedicato il tiro al piattello?
Già da qualche anno ci pensavo. Meno stress, meno impegni e al massimo 6/8 ore di allenamento per settimana. Con i problemi fisici che ho avuto recentemente, è stato più facile recuperare. Attualmente sono iscritto nella Società di Tiro al piattello di Biasca.


In Svizzera è l’unico che fa competizione.
Vero. Nella disciplina paralimpica del tiro a piattello in tutta la Confederazione non ci sono altri competitori. Non è comunque un vantaggio, perché non si hanno termini di confronto o di paragone. Sono comunque entusiasta di questo sport, e più passa il tempo e più mi rendo conto che sta diventando una vera e propria passione.


Lei si allena da solo.
Per il momento sì, ma fra poco avrò il supporto di un tecnico italiano, il cui nome non posso rivelare.
Allenatore italiano, allenamenti e gare italiane.
In Ticino non ci sono grandi possibilità e così mi reco spesso nella vicina Lombardia per esercitarmi.


Obiettivo 2024?
Tante gare in giro per il Continente ma anche i Mondiali di Granada, il prossimo mese di giugno. Non sarò presente ai Giochi Paralimpici di Parigi perché questa disciplina non è ancora ammessa. Forse lo sarà a Los Angelese nel 2028. Spero allora di esserci, anche se non sarò più giovanissimo. (Murat ha 41 anni, ndr).


Infine: mandi un messaggio a coloro che vorrebbero fare sport pur se portatori di andicap.
Innazitutto di non mollare mai. Sempre facile da dire; vi assicuro che non è semplice. Soprattutto nelle prime fasi post-malattia. Ma alla fine se si tiene duro, si può fare anche dello sport da competizione. Non bisogna aver paura di rimettersi in gioco e di provare.

A.L.

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