SION – “Chiunque farà lo spareggio con la terza di Challenge League si salverà. Non ci saranno retrocessioni”. Così parlavano, soltanto qualche settimana fa, gli esperti e gli addetti del mondo calcistico svizzero. In effetti, pensare che il Sion potesse anche solo rischiare di inciampare contro lo Stade Lausanne sembrava impossibile, nonostante i vodesi potessero contare sull’attacco più prolifico della Challenge League. I vallesani potevano fare affidamento su giocatori come Lavanchy, Zuffi, Sio, Balotelli, Bua, Grgic, Ziegler… tutta gente di esperienza, di qualità. “Poi figuriamoci: il Lausanne mica è l’Aarau, il Wil o il Thun che puntano a tornare nella massima serie”, si era detto negli ultimi giorni.
Il calcio, però, è un mondo a parte, dove l’irrealizzabile può diventare reale. Lo abbiamo visto negli ultimi anni ad esempio con la Grecia nel 2004, oppure col Leicester nel 2016, così come con lo Zurigo lo scorso anno, per restare nei nostri confini. L’impossibile può diventare concreto, però, anche in senso negativo, se intorno alla squadra si crea un ambiente malsano, scollegato con la realtà, definito da scelte societarie scellerate e senza il minimo senso. Quindi, come detto in precedenza, chi è causa del suo mal, pianga se stesso.
E la causa maggiore, per la clamorosa retrocessione in Challenge League del Sion, ha un nome e un cognome: Christian Constantin. Il focoso presidente dei vallesani ha sempre avuto una visione particolare del calcio, ha sempre fatto parlare di sé per le scelte di mercato, per il via vai di allenatori, per la sua presenza in panchina, ma questa volta le sue decisioni sconnesse dalla realtà gli hanno presentato un conto salatissimo.
Un dato, più di tutti, dovrebbe far riflettere sull’incredibile cammino a ritroso del Sion durante questa stagione: a ottobre, poco prima della pausa per il Mondiale, i vallesani erano secondi in classifica. In quel momento, Constantin ebbe la “brillante” idea di licenziare Tramezzani per far partire un valzer in panchina infinito che ha portato la squadra nel buio più totale, nella confusione più assoluta, relegandola di fatto a un campionato di sofferenza, di rincorsa e di rassegnazione che, neanche il ritorno sulla panchina dello stesso Tramezzani qualche settimana fa, è riuscito a risollevare. Insomma, la retrocessione del Sion ha fatto, fa e farà rumore, ma guardando ciò che ruota intorno alla squadra, non c’è neanche tanto da sorprendersi…