GINEVRA – Alla fine è stato il Ginevra a riscrivere la storia. Alla fine sono state le Aquile a poter volare in alto e gioire sotto le volte de Les Vernets. Alla fine sono stati i ragazzi di Cadieux a far scorrere fiumi di birra nello spogliatoio per dare il via ai festeggiamenti per il primo storico titolo di campione svizzero per il Servette. Ovviamente, come logica vuole, è stato il Bienne a doversi leccare le ferite, a dover piangere su ciò che poteva essere e invece non è stato, a ringraziare in ogni caso i vari Rajala, Cunti, Rathgeb, Hofer senza dimenticare quel Damien Brunner che ieri sera ha dovuto alzare bandiera bianca giusto poco prima dell’ingaggio iniziale di gara-7 di finale.
Il Servette è salito, con giusto merito, sul tetto dell’hockey svizzero conquistando la “bella” in modo netto con eloquente 4-1 frutto di un gioco fisico ma nel contempo tecnico, che non ha lasciato scampo ai Seelanders, grazie a quattro marcature giunte sempre a inizio di ogni periodo. Per la banda di Törmanen non c’è stato nulla da fare, ma è giusto sottolineare come questa vittoria abbia premiato le Aquile anche per quanto mostrato durante tutta la regular season chiusa in testa grazie anche all’apporto dei migliori stranieri di tutto il campionato.
Sotto le volte de Les Vernets anche il Ticino ha potuto festeggiare, grazie a quell’Alessio Bertaggia che, lasciando Lugano per approdare nella città di Calvino, ha fatto forse la scelta migliore della sua carriera, centrando un vero e proprio 6 all’Euromilions, alla pari di un certo Praplan che, dopo l’esperienza in Nord America sembrava svanito, per poi ritrovarsi alla grande sulle rive del Lemano.
Il Ginevra, dunque, è il nuovo campione svizzero dopo un playoff da urlo durante il quale ha prima eliminato il Lugano, poi lo Zugo campione in carica e infine il Bienne che, da parte sua, ha avuto il merito di incantare spesso e volentieri tutto l’hockey nazionale durante la sua miglior stagione dagli anni ’80. Ma contro questo Servette, pur arrivando a giocarsi il tutto per tutto in gara-7, c’è stato poco da fare.
Onore al Servette e tanti meriti al Bienne, ma un grande applauso va fatto sia a Cadieux che a Törmanen. Il primo, dopo l’esperienza di Biasca, ha fatto centro al suo primo vero anno da head coach delle Aquile, conquistando quel titolo che da giocare aveva ottenuto con la maglia del Lugano nel 2003. Il secondo ha saputo trascinare la sua squadra, è riuscito a compattarla e renderla ermetica e temibile, portandola fino all’atto conclusivo, il tutto mentre sta combattendo la sua lotta più importante, quella per la vita, quella contro un tumore che lo sta mettendo a dura prova.