Sport, 21 ottobre 2022

Rachid Mekhloufi, storia di un tecnico-rivoluzionario

Dal Fronte di liberazione nazionale algerino alla panchina ai Mondiali spagnoli

LUGANO - Indipendenza: soffiano venti di libertà sui paesi colonizzati dai grandi imperi europei. Con la fine del secondo conflitto mondiale, numerose nazioni cominciano a rivendicare la loro autonomia. Una di queste è l’Algeria, sottomessa alla Francia da ormai troppi anni. E nel 1954 scoppia la guerra, inevitabile, fra l’esercito coloniale, appoggiato dalle milizie e da feroci squadroni della morte, e gli indipendentisti. Dopo sei lunghi anni Algeri ottiene finalmente la libertà: il Fronte di liberazione nazionale di Ben Bella caccia i francesi dal patrio suolo.


Talento: è proprio in un contesto decisamente difficile e insanguinato che cresce Rachid Mekhloufi, un ragazzo che impara presto ad amare il calcio. Ha talento, è vivace ma come tutti i giovani della sua età non ha i mezzi per accedere alle squadre più forti del paese. Nel 1954 decide allora di emigrare in Francia: lui ha il passaporto transalpino, anche se si sente profondamente algerino. Il passo è poi breve: un amico lo porta a sostenere un provino nel Saint Etienne; i dirigenti capiscono di avere di fronte un ragazzo dotato (è attaccante) e lo mettono subito sotto contratto. La sua scalata è inarrestabile e nel 1958 viene addirittura convocato per i Mondiali di Svezia.


Fronte di liberazione: a questo punto però succede qualcosa: il giocatore del Le Mans Mohamed Boumerazg fonda la squadra di calcio del Fronte di Liberazione Nazionale algerino. Un mezzo per utilizzare lo sport per un nobile intento e cioé quello di sostenere i desideri di un popolo oppresso.Rachid lascia la Francia e le ambizioni iridate alle sue spalle e se ne torna al paese di origine. I calciatori algerini contribuiscono così in maniera pacifica alla nascita del nuovo stato, disputando quaranta partite in diverse parti del mondo, persino ad Hanoi dinanzi al generale vietnamita Ho Chi Min.


Campione di Francia: finita la guerra e ottenuta l’indipendenza Rachid torna in Francia, dove vince il campionato con il Saint Etienne. Nel 1962 veste anche la maglia del Servette: in 14 partite segna 12 reti. Un bomber di razza. Chiuderà la carriera di calciatore nel Bastia, che sarà anche il primo club che dirigerà in panchina, prima di approdare su quella algerina. Nel 1982, a 20 anni dall’indipendenza, Rachid debutta finalmente in un Mondiale. Insieme a Mahieddine Khalef, del quale è amico, allestisce una squadra che dà spettacolo ed entusiasma la platea mondiale. Nell’undici gioca tale Madjer, che diventerà il Tacco di Allah, per via di un gol realizzato al Bayern Monaco in una finale di Coppa dei Campioni (1987) quando giocava nel Porto. 


La combine: Rachid, che si è sempre battuto per gli ideali in cui credeva, assiste impotente ad una delle più ignobili combine della storia del calcio. L’Algeria è inserita in un gruppo molto difficile con la Germania Occidentale, il Cile e l’ Austria. Alla vigilia dell’ultima partita, la situazione vede i sudamericani ormai eliminati mentre le altre tre squadre sono ancora in corsa (la squadra nordafricana grazie alla grande e storica vittoria sui tedeschi). Sono proprio quest’ultimi a rischiare di più. Il 24 giugno 1982 l’Algeria s’impone sul Cile (3-2). Ora bisogna attendere l’esito del derby fra Germania e Austria: ad inizio gara i tedeschi segnano subito con Hrubesch ma poi le due squadre smettono di giocare. Il pubblico fischia, i telecronisti teutonici invitano il pubblico a spegnere il televisore. La vergognosa melina ottiene però il suo effetto: Germania e Austria qualificate per miglior differenza reti, Algeria fuori. Dopo quel Mondiale Rachid, giocatore e tecnico rivoluzionario, si dimetterà.


Ribelle del calcio: nel 2012 Rachid Mekhloufi racconterà della sua scelta di contribuire alla causa algerina attraverso un modo pacifico e di aver lasciato il calcio per la combine dei Mondiali nel film di Eric Cantona, “Ribelli del calcio”. Un uomo che antepose gli interessi della sua nazione a quelli personali, un esempio per le generazioni future.

JACK PRAN

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