Svizzera, 21 giugno 2022

Imam di Bienne a processo per commenti odiosi contro altre religioni e frode, rischia carcere e l'espulsione

Lunedì si è aperto a Bienne (BE) il processo contro un predicatore libico accusato di aver fatto commenti odiosi contro cristiani, ebrei e sciiti durante un sermone in una moschea nel 2017.

L'imputato avrebbe lanciato questa diatriba contro i non musulmani durante un sermone in arabo nella moschea Ar'Rahman di Bienne il 7 luglio 2017. Ci è voluto molto tempo per stabilire l'accusa di discriminazione razziale. Un esperto ha dovuto tradurre la predicazione dall'arabo al tedesco e sono state necessarie ulteriori competenze per interpretare le parole tradotte.

Alla luce di questi elementi, il Ministero pubblico del Giura-Seeland bernese ritiene provato che il 60enne abbia ripetutamente espresso il desiderio di sradicare i membri di determinati gruppi etnici e religiosi. In questo modo aveva lanciato un appello all'odio, rendendosi colpevole di discriminazione razziale.

Alcuni mesi dopo il controverso sermone, l'imam della moschea Ar'Rahman aveva negato alla stampa di aver proferito i commenti i questione. Ha detto di non aver mai pregato Allah "di distruggere i nemici dell'Islam". Le sue citazioni sarebbero state tradotte male, sostiene l'imam.

L'uomo
è inoltre accusato di sospetta frode commessa in diverse occasioni tra il 2003 e il 2017. L'accusa si basa su un'indagine complessa a seguito della denuncia delle autorità di Nidau (BE). Il predicatore si sarebbe arricchito grazie a prestazioni sociali ricevute impropriamente.

L'imputato aveva dichiarato al comune di non avere né redditi né beni. Tuttavia, l'esame dei documenti e interviste a terzi hanno rivelato che egli organizzava viaggi, attività che gli procurava un reddito. Il libico è quindi accusato di arricchimento illecito attraverso l'assistenza sociale.

Le autorità penali hanno dovuto impiegare notevoli risorse per portare a termine le indagini. Il predicatore non ha collaborato e si è rifiutato di rispondere alle domande sul suo reddito, secondo il pubblico ministero. Oggi l'imputato è libero di muoversi.

Il cittadino libico, arrivato in Svizzera nel 1998 come richiedente asilo, ha perso questo status alla fine del 2017 perché si è recato più volte apertamente nel suo Paese senza mai essere disturbato. Il predicatore ha un permesso C. Se condannato, rischia l'espulsione dalla Svizzera.

Guarda anche 

Aveva strangolato il suo cane con una sciarpa, viene condannata e poi assolta

Una sessantenne residente nel canton Vaud era stata inizialmente condannata per aver strangolato il suo cane, un American Staffordshire Terrier, con una sciarpa. Questi l...
09.09.2023
Svizzera

Lo attirano in uno scantinato per aggredirlo, ora rischiano l'espulsione

Un gruppo di giovani sono accusati di tentato omicidio per aver brutalmente aggredito un loro coetaneo a Ginevra nel marzo 2022. Il gruppo, composto dall'ex fidanzata...
05.09.2023
Svizzera

Accoltella il vicino perché faceva troppo rumore

Un cittadino libanese di 46 anni residente nel canton Turgovia è accusato di tentato omicidio per aver accoltellato il vicino che aveva organizzato una serata conv...
03.09.2023
Svizzera

Ragazza spara al padre che stava strangolando la madre, la giustizia la assolve

Una giovane residente nel canton Zurigo era accusata di omicidio per aver sparato al padre 47enne mentre questi aggrediva la madre. La figlia della coppia, allora 18enne,...
26.08.2023
Svizzera

Informativa sulla Privacy

Utilizziamo i cookie perché il sito funzioni correttamente e per fornirti continuamente la migliore esperienza di navigazione possibile, nonché per eseguire analisi sull'utilizzo del nostro sito web.

Ti invitiamo a leggere la nostra Informativa sulla privacy .

Cliccando su - Accetto - confermi che sei d'accordo con la nostra Informativa sulla privacy e sull'utilizzo di cookies nel sito.

Accetto
Rifiuto