Alfio: con l’arrivo di Koskinen, il Lugano dispone di quattro portieri. Non sarà facile gestire il loro impiego.
In realtà non credo che sarà un problema. Uno come il finlandese è indiscutibilmente il numero 1. Poi sappiamo benissimo che la stagione è lunga, che ci sono gli infortuni e i momenti in cui la forma scade. Quindi l’alternanza è quasi inevitabile. Poi alla fine, però, il migliore prende il sopravvento. E Koskinen non penso avrà problemi a dimostrare che è venuto a Lugano per essere protagonista.
Schlegel non dava sufficienti garanzie?
Niklas è un bravo portiere e a Lugano lo ha dimostrato. Non dimentichiamo che proprio sulle rive del Ceresio ha rilanciato la sua carriera dopo le delusioni di Zurigo e Berna. Ma gli infortuni che lo hanno bersagliato hanno consigliato i dirigenti a puntare su una ottima alternativa.
O forse hanno perso la fiducia in lui?
Non credo. Schlegel non si discute. Certo, Koskinen ha un curriculum migliore. E poi nell’hockey moderno avere due portieri validi aiuta moltissimo.
Fatton e Fadani non avranno molte chances.
Sono giovani ed hanno bisogno di fare esperienza. In questo senso potranno sfruttare la finestra aperta dai Rockets. Un’ ottima palestra per crescere. E sono certo che Mc Sorley offrirà loro la possibilità di disputare alcune partite nella massima serie.
Con l’allargamento del numero di stranieri tesserabili i club puntano decisamente sui portieri.
È normale. E dico di più: se il giocatore è valido, ben venga. Contribuisce ad alzare la qualità della squadra e del campionato. Ed è pure garanzia di spettacolo.
Non è che i buoni portieri svizzeri cominciano a scarseggiare?
Il livello è sempre buono e bisogna avere pazienza. Ci sono elementi su cui puntare per il futuro. Tre sono da tenere d’occhio: Waeber dello Zurigo, Aeschlimann del Davos e Wütrich del Berna. Portieri giovani e di qualità. Certo per vedere un nuovo Genoni o un nuovo Merzlikins ci vorrà qualche anno.
In passato in Svizzera sono approdati diversi portieri stranieri. Qual è stato il migliore a suo giudizio?
Ne ricordo uno, in particolare: Ari Sulander dello Zurigo. Un’autentica saracinesca, un trascinatore. Ma anche l’ex bianconero Cristobal Huet non era male. Il titolo del 1999 fu soprattutto farina del suo sacco.
A.M.