Tra il 2012 e il 2018, due cittadini indiani proprietari di ristoranti che offrivano cucina del loro paese avevano assunto cinque loro compatrioti indiani per lavorare in uno dei loro due stabilimenti situati nella regione di Losanna. La durata dei contratti era limitata a 24 mesi a ogni assunzione con paghe poco superiori ai mille franchi, secondo i dipendenti assunti, che accusano i due compatrioti di aver ritirato il loro passaporto perchè non potessero lasciare la Svizzera. Il Ministero pubblico del Canton Vaud li sospetta di traffico di esseri umani per professione. I due devono anche rispondere di insulti, minacce, coercizione, usura per mestiere e falsificazione.
I cinque dipendenti in questione sono stati assunti come cuochi per un salario mensile netto tra 1300 e 1600 franchi che nemmeno veniva versata direttamente a loro. Secondo l'atto d'accusa, gli stipendi venivano inviati in India dai datori alle famiglie dei loro dipendenti. I loro dipendenti ricevevano anche vitto e alloggio - un monolocale che condividevano con un altro lavoratore - per un valore totale stimato a circa 1'100 franchi al mese. Ricevevano anche da 100 a 200 franchi al mese di paghetta. La loro remunerazione totale era quindi di circa 2700-2800 franchi al mese, lordi. Durante la sua udienza, uno dei due imputati ha specificato che pagava i suoi dipendenti in contanti e ha negato che inviava gli stipendi dei suoi dipendenti in India.
Privati dei loro passaporti e dei loro permessi "L" appena arrivati in Svizzera dal loro datore, questi impiegati dicono di aver lavorato sei giorni alla settimana e da 10 a 12 ore al giorno. Sempre secondo l'atto d'accusa, dei falsi contratti di lavoro che soddisfano le condizioni richieste dalla legge sono stati anche inviati al Servizio del Lavoro, cosa che i due imputati negano. Due dei denuncianti, che vivono ancora in Svizzera, hanno evidenziato varie minacce fatte dai loro ex datori di lavoro. Uno di loro ha persino affermato di essere stato chiuso nel suo studio da sabato sera a domenica sera, prima di ritrattare la sua dichiarazione alla fine dell'udienza, specificando che la chiave dell'appartamento gli è stata tolta ma che non gli era stato vietato di uscire. Il processo continua questo giovedì e la sentenza è attesa per i prossimi giorni.
I cinque dipendenti in questione sono stati assunti come cuochi per un salario mensile netto tra 1300 e 1600 franchi che nemmeno veniva versata direttamente a loro. Secondo l'atto d'accusa, gli stipendi venivano inviati in India dai datori alle famiglie dei loro dipendenti. I loro dipendenti ricevevano anche vitto e alloggio - un monolocale che condividevano con un altro lavoratore - per un valore totale stimato a circa 1'100 franchi al mese. Ricevevano anche da 100 a 200 franchi al mese di paghetta. La loro remunerazione totale era quindi di circa 2700-2800 franchi al mese, lordi. Durante la sua udienza, uno dei due imputati ha specificato che pagava i suoi dipendenti in contanti e ha negato che inviava gli stipendi dei suoi dipendenti in India.
Privati dei loro passaporti e dei loro permessi "L" appena arrivati in Svizzera dal loro datore, questi impiegati dicono di aver lavorato sei giorni alla settimana e da 10 a 12 ore al giorno. Sempre secondo l'atto d'accusa, dei falsi contratti di lavoro che soddisfano le condizioni richieste dalla legge sono stati anche inviati al Servizio del Lavoro, cosa che i due imputati negano. Due dei denuncianti, che vivono ancora in Svizzera, hanno evidenziato varie minacce fatte dai loro ex datori di lavoro. Uno di loro ha persino affermato di essere stato chiuso nel suo studio da sabato sera a domenica sera, prima di ritrattare la sua dichiarazione alla fine dell'udienza, specificando che la chiave dell'appartamento gli è stata tolta ma che non gli era stato vietato di uscire. Il processo continua questo giovedì e la sentenza è attesa per i prossimi giorni.