Il binomio Pini-Vlhova ha comunque dimostrato di funzionare e la sciatrice di Liptovský Mikuláš, cittadina situata a circa 300 chilometri da Bratislava, non ha mancato di sottolineare questo aspetto, usando parole dolci per il suo tecnico. “A Pechino ho cercato di mettere in pista tutta la mia forza e, per questo, devo ringraziare le persone che compongono il mio team: tutti hanno creduto in me, tutti mi hanno incentivata a dare il massimo. Essere campionessa olimpica è qualcosa di incredibile, ho sciato con il cuore grazie a Mauro. Noi lavoriamo in perfetta simbiosi, pensiamo uguale ed è bello aver conquistato l’oro insieme”, ha detto dopo il suo trionfo ai microfoni della TV slovacca.
Come si diceva in apertura, per Mauro Pini il risultato della Vlhova è certamente motivo di grande soddisfazione: conosceva la forza della sua assistita, le sue qualità ma anche i suoi difetti. Lavorando soprattutto sul’aspetto mentale, il tecnico di Airolo, che abbiamo raggiunto nei giorni scorsi per tracciare un bilancio dei Giochi di Pechino, le ha indicato la via.
Mauro Pini: le Olimpiadi sono ormai alle spalle. Che ricordo serba della manifestazione tenutasi in terra cinese?
Per quanto mi concerne posso dire che si è trattato di una rassegna molto bene organizzata. Ottimi teatri di gara, anche se si è dovuto ricorrere alla neve artificiale, mezzi di trasporto in ordine, controlli sanitari rigidi ma indispensabili. È mancato il grande pubblico e che questa è stata l'unica nota negativa.
E le piste?
Interessanti, non troppo complicate ma nemmeno facili. E tutti hanno gareggiato nelle stesse condizioni. Le varie rappresentative hanno conosciuto i percorsi quando sono giunti in loco. Debbo dire che il nostro Bernhard Russi, il progettista delle piste, ha svolto un buon lavoro. Con lui sapevamo di partire con una base molto solida.
A livello di risultati per il tandem Vlhova-Pini è andata benone.
Esatto. Volevamo portare a casa una medaglia d’oro e così è stato. Obiettivo raggiunto. Con il successo nello slalom speciale, Petra Vlhova ha ottenuto la
consacrazione olimpica e noi non possiamo che esserne felici. Per un’atleta vincere ai Giochi è qualcosa di veramente speciale. È vero anche che nello slalom gigante non abbiamo ottenuto il podio ma credo che ciò non intacchi il bilancio finale.
Con la Vlhova le cose sono funzionate al meglio.
Sì, lei è una ragazza molto concentrata, che sa ascoltare e con cui è facile dialogare. E il tutto in seno ad un gruppo eccellente e caratterizzato dal rispetto. Non scontato.
Con la Vlhova le cose sono funzionate al meglio.
Sì, lei è una ragazza molto concentrata, che sa ascoltare e con cui è facile dialogare. E il tutto in seno ad un gruppo eccellente e caratterizzato dal rispetto. Non scontato.
Veniamo allo sci rossocrociato. Cinque medaglie d’oro, mica male…
Un risultato quasi straordinario, che trova pochi riscontri nella storia delle Olimpiadi invernali. In tutte le competizioni, maschile e femminile, la Svizzera è stata protagonista. E i più attesi della vigilia, i cosiddetti leader, hanno lasciato il segno. Penso a Lara Gut Behrami, Corinne Sutter, Michelle Gysin, Beat Feuz e Marco Odermatt. Sono stati strepitosi.
Per la rappresentativa svizzera il bilancio globale delle Olimpiadi è stato positivo.
Direi proprio di sì. Obiettivo raggiunto. Semmai qualche alloro è mancato in discipline dalle quali ci si attendevano risultati ben migliori di quelli ottenuti (vedi curling, ndr).
Lo sci alpino è comunque in ottima salute. Pechino lo attesta.
Certamente. Questo è uno dei migliori risultati di sempre. E il nostro futuro è garantito: a livello dirigenziale si lavora in modo egregio, a livello di atleti poi siamo messi bene. E anche dal punto di vista del marketing la federazione è molto attiva. Tutti aspetti positivi, questi appena citati, che potrebbero garantire nuovi fondi per tutto il movimento. Ricordo che Swiss Ski è una delle associazioni sportive più ricche della Confederazione e ciò grazie al grande lavoro svolto negli ultimi tempi.
Tornando ai Giochi di Pechino: cosa ne pensa del miracolo Goggia?
Sofia è un purosangue, una sciatrice che va sempre al limite. Il fatto che sia tornata a correre e a salire sul podio una ventina di giorni dopo l’infortunio di Cortina, è stata una sorpresa. Ma lei è sorretta da una grande volontà e alla fine è riuscita nel suo intento. Brava. Altri atleti in passato avevano comunque realizzato la stessa impresa.
E le polemiche scatenate contro la Goggia da Maria Rosa Quario, la madre di Federica Brignone?
Non entro nel merito perché sono cose che lasciano il tempo che trovano...
M.A.