La votazione del 7 marzo sull’iniziativa antiburqa ha messo in luce un fatto preoccupante in ottica futura. Quasi la metà dei cittadini ha votato contro l’iniziativa ed era dunque disposta ad accettare che nello spazio pubblico del nostro Paese circolassero donne (turiste o non turiste poco importa) con il volto mascherato da un velo integrale, ossia da quell’odioso simbolo maschilista e sessista (che perfino il socialista musulmano biennese Mohamed Hamdaoui ha definito “una porcheria ambulante”) imposto a milioni di donne in certi Paesi islamici nonché nel Califfato dei tagliagole dell’ISIS, e utilizzato strumentalmente in Occidente dai fanatici islamisti per islamizzare l’ambiente a fini propagandistici.
La Svizzera sulla via dell’islamizzazione
Se il 48,8% dei votanti (pari a 1'360'317 cittadini) ha votato contro l’iniziativa significa che l’islamizzazione strisciante della Svizzera e il grado di accettazione delle più retrograde norme della sharia (il velo integrale è una di queste, ma anche il burkini e il semplice velo islamico) sono già a uno stadio molto avanzato, e di questo passo il punto di non ritorno sarà presto superato, anche perché le giovani generazioni, nella loro ingenuità, non sembrano percepire il pericolo. Senza colpo ferire, i movimenti integralisti islamici che in Occidente hanno come obiettivo la sostituzione della democrazia con la sharia, stanno insomma per vincere la loro battaglia in Svizzera come altrove. Eppure già nel 2005 il libro “La Conquête de l’Occident : le projet secret des islamistes”, scritto dall’allora capo redattore del quotidiano Le Temps, Sylvain Besson, aveva suonato l’allarme spiegando nei dettagli il progetto dei Fratelli musulmani mirante a conquistare l’Occidente mediante la propaganda e mediante una capillare infiltrazione nella società.
Politici e giornalisti ignoranti in materia di islam
Se siamo arrivati a questo punto la colpa è soprattutto del nostro Governo, del nostro Parlamento e della maggior parte dei partiti e dei politici che da decenni non solo hanno sottovalutato lo sviluppo dell’islamismo ma addirittura lo hanno “deliberatamente ignorato”, come ha scritto la musulmana Saïda Keller-Messahli in un suo libro dedicato alla radicalizzazione dei musulmani in Svizzera. In una lunga ma istruttiva conferenza intitolata “L’islam è compatibile con le società democratiche?” (vedi video: https://youtu.be/m12D90nNE0A) il palestinese cristiano Sami Aldeeb ( il maggior esperto di diritto arabo e musulmano in Svizzera) ha accusato la classe politica svizzera di essere totalmente ignorante in materia di islam e di non aver mai dedicato neppure un’ora allo studio del diritto islamico.
E ha anche citato l’esempio della presidente della Commissione federale contro il razzismo, Martine Brunschwig Graf, la quale – bontà sua - avrebbe dichiarato di aver letto il Corano senza avervi trovato traccia di violenza! Personalmente estenderei le accuse di Saïda Keller-Messahli e di Sami Aldeeb pure a buona parte dei giornalisti, che per ignoranza e per scelte ideologiche boicottano i critici dell’islam da loro spregiativamente considerati degli islamofobi, negano che il terrorismo islamico affondi le sue radici nel Corano, relativizzano la violenza contenuta nei testi sacri dell’islam facendo paragoni insostenibili con la Bibbia , minimizzano il fatto che sia in atto l’islamizzazione dell’Europa e accusano di razzismo chi denuncia la pericolosità di un’ incontrollata immigrazione islamica.
L’islam alla conquista dell’Occidente
In effetti bisogna essere ignoranti, o stupidi, o ingenui per non accorgersi che da almeno 50 anni l’islam sta puntando alla conquista dell’Europa con un progetto sul lungo periodo elaborato dai 57 Paesi islamici dell’OCI (Organizzazione della cooperazione islamica) e dalle potenti correnti fondamentaliste dell’islam.
Un esempio?