Ticino, 15 febbraio 2021

Il fenomeno del sushi d'asporto. E Monteggio non ci sta

Il fenomeno del sushi d'asporto, in tempi da pandemia, è ormai noto dalle nostre parti. I ristoranti asiatici di confine – si sa – consegnano il cibo 'nella terra di nessuno'. La procedura è piuttosto semplice: ordine, consegna in dogana, pagamento in contanti e consumo a casa. Un business che ha permesso ai ristoranti sushi italiani di continuare a servire gli affezionati clienti ticinesi che, soprattutto nel fine settimana, apprezzano la comodità. Il caso è ora finito sui banchi della Polizia Cantonale, delle Guardie di Confine, dello Stato Maggiore e del corpo di Polizia Malcantone Ovest.

Il Comune di Monteggio ha preso 'carta e penna' e segnalato "un fenomeno preoccupante che tocca da vicino il nostro Cantone".  "Da qualche settimana – denuncia il Comune –, molti cittadini ticinesi si recano sul confine, nei vari valichi doganali, per ritirare derrate alimentari preventivamente ordinate e fornite da commerci oltre confine. Si tratta del classico sushi o di altri pasti, che vengono consegnati proprio sul confine, nella fattispecie sul ponte del valico doganale
di Ponte Cremenaga, in territorio di Monteggio. Lo stesso fenomeno avviene al valico di Fornasette e a Ponte Tresa".

"Non siamo a conoscenza – scrive il Municipio – se questa prassi sia legale(...). A preoccuparci maggiormente sono però gli effetti indesiderati che questo fenomeno causa. Come facile evincere dalle fotografie, il ritiro di questi pasti causa il caos totale della circolazione sulla strada cantonale, il parcheggio abusivo su fondi privati, l'occupazione dell'area destinata all'entrata e all'uscita del valico, oltre che diversi assembramenti. Una situazione inaccettabile e intollerabile".

"La scorsa settimana, lo scrivente Municipio ha chiesto al Corpo di Polizia Malcantone Ovest di voler organizzare un presidio nei weekend per evitare il ripetersi di questa situazione. Lo scorso fine settimana, il valico non era presidiato malgrado le forze dell'ordine siano state allertate". "Non possiamo tollerare – conclude la missiva – uno scarica barile tra le diverse entità coinvolte come abbiamo avuto modo di vedere la scorsa settimana". 

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