VALLEMAGGIA - Nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2024, un evento meteorologico estremo colpì l’Alta Vallemaggia, lasciando dietro di sé otto vittime e uno scenario di devastazione nelle valli di Lavizzara e Bavona. Un anno dopo, il Consigliere di Stato Norman Gobbi riflette sugli insegnamenti tratti da quella tragedia: «La ricostruzione procede con determinazione ma non senza difficoltà».
Le fasi iniziali dell’emergenza hanno visto l’impiego dell’esercito e di 538 militi della Protezione civile, per un totale di 3.414 giorni di servizio. La comunità, ferita ma non spezzata, ha saputo reagire con forza: «La capacità di reagire alle avversità è nel carattere dei valmaggesi», ha sottolineato Giacomo Garzoli, Presidente dell’ERS-LVM. Intanto, la Val Bavona ha fatto progressi significativi. La sindaca di Cevio, Wanda Dadò, ha parlato di un avanzamento positivo dei lavori, e la Fondazione Valle Bavona è stata premiata come “Paesaggio dell’anno”.
Per Gobbi, però, il vero banco di prova sarà la prevenzione: «È necessario un approccio integrato che combini prevenzione, preparazione e risposta». Tra le priorità: sistemi di allerta precoce più capillari, manutenzione dei corsi d’acqua e rafforzamento del presidio territoriale. Ma anche una nuova pianificazione infrastrutturale capace di tenere conto dei cambiamenti climatici in atto.
«La sfida è ricostruire non solo in fretta, ma meglio di prima», ha concluso Gobbi, auspicando che l’esperienza dell’Alta Vallemaggia diventi un modello per tutte le regioni alpine. Un’opportunità, dunque, per trasformare la tragedia in un percorso verso un futuro più sicuro e sostenibile.
Fonte MD 29.6.2025