Ticino, 11 febbraio 2021

Gli imprenditori scrivono al Consiglio di Stato: "Riaprite!"

Al grido di "i virus uccidono le persone, il lockdown l'intera società" una lunga lista di imprenditori e rappresentanti di categoria (Albertoni Luca della Camera di commercio, dell'industria, dell'artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Cattaneo Rocco, Consigliere Nazionale, Doninelli Marco dell'Unione Professionale Svizzera dell’Automobile Ticino, Fontana Carlo, Imprenditore e membro HotellerieSuisse Ticino, Frapolli Giovanni. Imprenditore, Heim Jürg, Delegato Federazione Svizzera Centri Fitness e di Salute, Lucibello Enzo, Associazione dei grandi distributori ticinesi (DISTI), Mazzantini Roberto, Imprenditore e membro Associazione ImprendiTi, Nacaroglu Rupen, Società dei Commercianti di Lugano, Pianezzi Lorenzo, HotellerieSuisse Ticino, Pin Ivan Imprenditore e membro FSCFS, Regazzi Fabio, Consigliere Nazionale, Sommaruga Lorenza Federcommercio Ticino, Suter Massimo, Gastroticino e
Tarchini Silvio, Imprenditore) scrive al Consiglio di Stato, chiedendo loro di intervenire per porre fine alle chiusure.

Ce l'hanno col Consiglio Federale, reo di aver gestito in modo deficitario l'emergenza sin da subito. Vengono ricordati i mesi preziosi persi quando il virus non era ancora arrivato, il consiglio di non portare le mascherine (che in realtà non erano disponibili), la mancanza di informazioni chiare e di un'azione decisa alle frontiere. 

Promosso invece il Ticino. "Per fortuna, in Ticino, le autorità politiche e sanitarie hanno reagito in maniera molto più strutturata ed efficace e, grazie anche alla collaborazione tra sanità pubblica e privata, gli ospedali hanno retto e, nonostante i tanti lutti, abbiamo evitato la catastrofe sanitaria. I danni a livello sociale e finanziario sono stati, ovviamente, molto gravi. Il distanziamento sociale, il confinamento e la chiusura forzata di quasi tutte le attività produttive e di intrattenimento, della maggioranza degli esercizi pubblici e, ad un certo punto, persino degli studi medici, hanno riscosso un prezzo molto alto in un Cantone già molto fragile dal punto di vista economico e sociale. E non si tratta solo dei rischi di fallimento e dei posti di lavoro persi, ma dei danni alla salute fisica e mentale di tante persone che hanno visto le loro vite sconvolte e, a volte, irrimediabilmente rovinate. Al dolore si è aggiunto dolore, disperazione alla disperazione", scrivono.

E a supporto delle loro teorie, portano l'autorevole voce del British American Journal, il quale afferma che "le chiusure ed i lockdown indiscriminati e prolungati, decisi dalle autorità politiche più per non essere accusate di “non aver fatto tutto” che sull’evidenza scientifica (che infatti manca) dell’efficacia di tali misure nel contenere la pandemia, hanno causato danni gravissimi a livello sociale e finanziario". Addirittura, pensare di azzerare i casi, soprattutto con le varianti, è per la rivista impossibile, per cui bisogna imparare a conviverci. Per il bene anche mentale della popolazione.

"Se l’economia non regge, infatti, vengono a mancare i mezzi per sostenere la salute e la socialità. È, questo, un concetto molto semplice che il Consiglio Federale sembra aver perso completamente di vista nel momento in cui sostiene la necessità di prolungare a marzo 2021 e, forse anche oltre, la chiusura forzata dei commerci
e degli altri esercizi pubblici per il timore delle varie forme mutate di Covid-19", si legge nella lettera. "Il fatto che Berna proponga dei "rimborsi” variabili tra il 6 ed il 20% del fatturato abituale a coloro - e neppure a tutti - che subiscono l’imposizione di chiudere (dimenticando quelli chiusi “di fatto” dalla desertificazione del territorio, come gli alberghi) costituisce una quasi incredibile dimostrazione d’incompetenza e d’irresponsabilità: con il prolungamento delle chiusure il fallimento di massa è assicurato. Per non parlare del fatto che detti “aiuti”, oltre ad essere del tutto insufficienti, vanno ad aumentare il debito dello Stato (che cresce di CHF. 6.000.000.- ogni ora) e quindi dei cittadini. Le nostre aziende devono poter sopravvivere col loro lavoro, dando occupazione e sostentamento ai nostri collaboratori e ricchezza all’intero Cantone!".

Non sottovalutano quello che ritengono "un importante problema politico e giuridico che non può essere sottaciuto e che occupa sempre più la letteratura giuridica: la reiterata, sistematica
e imponente limitazione dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione Federale e Cantonale (dalla libertà di commercio a quella personale, dalla libertà artistica a quella di riunione, e via almanaccando) che si perpetua da oramai un anno e che la Legge Covid-19 avalla dal settembre 2020 delegando al Consiglio Federale, sino almeno al 31 dicembre 2021, il potere quasi assoluto di adottare provvedimenti incisivi senza che vi sia un particolare ed efficace controllo giudiziario, escludendo di fatto un potere fondamentale dello Stato di diritto. Ritenuto poi che in Svizzera non sussiste il diritto ad una verifica costituzionale di una legge federale e che per ottenere il giudizio di un tribunale ci vogliono anni, allorquando l’emergenza sarà  terminata e la questione diverrebbe priva di oggetto e verosimilmente inutile ai fini di una richiesta di risarcimento contro lo Stato per i danni economici e morali subiti. Il che è molto grave perché costituisce una devianza di tipo autoritario che non può e non deve essere tollerata nel nostro Paese". Parole fortissime.

Per questo, per "vedere ripristinato lo Stato di Diritto e di opporci alla distruzione economica e sociale della società di cui siamo parte integrante", imprenditori e politici chiedono al Governo ticinese di "intervenire con la massima determinazione sul Governo Federale affinché rinunci a proseguire la sua politica di chiusure indiscriminate quanto arbitrarie dei commerci e dei  pubblici esercizi (negozi, ristoranti, hotel, palestre, musei, etc.). Esse stanno già creando una pericolosissima frattura tra società civile e potere esecutivo. Un prolungamento delle chiusure oltre il 28 febbraio non è più sostenibile dal punto di vista finanziario né tollerabile dal punto di vista politico. È un vostro preciso dovere intervenire prima che sia troppo tardi, pianificando la
ripresa delle attività economico-produttive nel nostro Cantone, che dovranno svolgersi con il rigoroso e verificato rispetto delle norme preventive che attualmente sono: il distanziamento, la disinfezione, il porto della mascherina". 

Tutti si dicono pienamente disposti a collaborare, consapevoli che il virus, nonostante il vaccino, non sparirà presto. 

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