Opinioni, 01 febbraio 2021

Il burqa, i diritti delle donne e l’ipocrisia delle femministe rossoverdi

Dal punto di vista dell’emancipazione delle donne la peggior religione è senza dubbio quella islamica, che ad esempio riconosce ai mariti il diritto di possedere le loro mogli come e quandovogliono, cioè in pratica di stuprarle (Corano, 2:223), e di battere quelle che si ribellano ( Corano, 4:34) ; è inoltre l’unica religione al mondo che ammette lo schiavismo sessuale (Corano, 4:24/23:1-6/33:50) .

Le femministe rossoverdi sottomesse all’islam

Numerose e contrarie ai diritti dell’uomo sono nell’islam le disuguaglianze giuridiche fra l’uomo e la donna. Per rendersene conto basta leggere l’articolo dell’islamologo egiziano gesuita Samir Khalil Samir pubblicato il 2.3.2010 sul sito AsiaNews.it (islam_donne_secondo_Samir_ Khalil.pdf (ilguastafeste.ch). . L’articolo era una risposta a una conferenza intitolata “Sottomesse…a chi?” tenuta a Lugano da Huda Himmat, figlia del presidente della Comunità islamica del Ticino , Ali Ghaleb Himmat,, che fin dalla sua fondazione nel 1992 è sempre stata un cavallo di Troia per l’espansione dei Fratelli musulmani in Europa . Per questo motivo non capirò mai l’incoerenza di quelle femministe occidentali che da decenni si battono contro l’omofobia e il sistema patriarcale dei cristiani e contro il sessismo degli uomini, ma poi se ne stanno in silenzio di fronte ai crimini commessi nei Paesi islamici contro milioni di donne costrette a velarsi , e accusano di islamofobia chi cerca di opporsi a certe assurde e misogini regole.

Il divieto del velo integrale discrimina le donne ?

Avremo un’ulteriore dimostrazione di questo atteggiamento ipocrita e masochista nei dibattiti che precederanno la votazione del 7 marzo sull’iniziativa che chiede di vietare la dissimulazione del volto in pubblico, e che mira a bloccare sul nascere la diffusione del velo integrale, simbolo dell’oppressione delle donne da parte dei seguaci dell’islam politico. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha già stabilito che l’analogo divieto entrato in vigore nel 2011 in Francia e in Belgio è necessario in uno Stato democratico per preservare il “vivere assieme” e proteggere i diritti e le libertà altrui. Ma le nostre femministe rossoverdi, che ne sanno più dei giudici europei, si ostinano a osteggiare l’iniziativa perché a loro dire discrimina le donne musulmane.

Ma queste donne sanno che in tal modo esse diventano le “utili idiote” di quei fanatici islamisti che utilizzano la democrazia con l’obiettivo di distruggerla e sostituirla con la sharia , imponendo poi il velo islamico a tutte le donne, comprese le stesse femministe occidentali, le loro figlie, le loro nipoti e pronipoti?

Il burqa compromette l’integrazione

Qualcuno può spiegare a queste ingenue femministe che il velo integrale non ha nulla a che fare con la religione e che anche il semplice foulard che copre i capelli non è un precetto religioso ma è un’umiliante imposizione di tradizione patriarcale - frutto di un’interpretazione maschilista di un paio di versetti del Corano ( 33:59 e 24:31) - avente lo scopo di non indurre in tentazione gli uomini e di tenere a bada le loro pulsioni sessuali ?

Perché esse si battono per la ”libertà” delle donne musulmane di indossare il velo integrale, pur sapendo che ciò impedisce la loro integrazione nella nostra società e pur sapendo che laddove si installa l’islam milioni di donne non hanno più la scelta di indossare il velo ma sono obbligare a farlo ?
Ma lo sanno queste femministe che nel 2010, in una presa di posizione sull’islam, il Gruppo socialista alle Camere federali aveva scritto che “ L’obbligo di portare un velo integrale al di fuori dello spazio privato costituisce dal nostro punto di vista occidentale un massiccio attentato alla libertà personale e una violazione dei diritti umani, nella misura in cui ciò compromette lo sviluppo personale e l’integrazione nella nostra società. Il fatto che le ragazze o le donne indossino “volontariamente” questi abiti non cambia nulla. È in effetti difficile considerare il burqa come qualcosa che non sia un simbolo dell’oppressione della donna” (…)

Le musulmane a favore del divieto sono islamofobe ?

Qualcuno le ha informate che molte coraggiose donne musulmane si battono a rischio della loro vita per vietare qualsiasi tipo di velo, e non solo quello integrale : come ad esempio la presidente zurighese del Forum per un islam progressista, Saïda Keller-Messahli, vincitrice nel 2016 del Premio svizzero dei diritti umani, la quale in un suo libro sulla radicalizzazione nelle moschee svizzere ha scritto : “ Attualmente tutti i tipi di dissimulazione della donna sono la bandiera dell’islam politico, che si tratti di
foulard, del niqab o del burqa. Questo stendardo rende visibile nello spazio pubblico la progressione dell’islamismo (…) . Si deve impedire ogni forma di dissimulazione della donna musulmana, perché essa non rappresenta una prescrizione religiosa ma un imperativo politico degli islamisti”. Oppure come la psichiatra siriana Wafa Sultan, l’algerina Djemila Benhabib, la scrittrice somala Ayan Hirsi Ali , la marocchina Souad Sbai , la franco-iraniana Abnousse Shalmani, la giornalista franco-marocchina Zineb el Rhazoui (scampata alla strage del Charlie hebdo) , la tunisina Monia Sanekli, la tunisina Raja Ben Slama, la franco-algerina Fadela Amara, la svizzero-yemenita Elham al Manea, la saggista algerina Lydia Guirous, la franco-iraniana Chahdortt Djavan, la tedesca Nekla Celek, la scrittrice libanese Joumana Haddad. Queste musulmane che criticano il velo sono da considerare tutte razziste e islamofobe o semplicemente sanno di cosa parlano?

Lo sanno le femministe che il deputato socialista biennese di origini algerine, Mohamed Hamdaoui , il quale aveva dimissionato dal PS nel 2018 per poi passare al PDC , sosterrà l’iniziativa perché una trentina di anni fa gli islamisti avevano rapito e decapitato in Algeria una ragazza che si rifiutava di portare il velo e di cui lui era innamorato ? Lo sanno che contro il burqa si sono già espressi anche religiosi musulmani come l’imam di Drancy Hassen Chalgoumi e Soheib Bencheikh (mufti della moschea di Marsiglia dal 1995 al 2005)?

Forse il vero e inconfessabile motivo che spinge queste donne di sinistra a opporsi all’iniziativa è che essa è stata lanciata da ambienti vicini alla Destra…

Le musulmane tradite dalle femministe occidentali

E mentre le femministe occidentali tradiscono i loro ideali dando corda agli islamisti che ovunque opprimono le donne, in molti Paesi islamici vi sono donne che vengono uccise, sfregiate con l’acido o incarcerate perché si battono contro l’obbligo del velo. In Iran, ad esempio, l’ex-giornalista Masih Alinejad (che da tempo ha lasciato il Paese), aveva dato pubblicità attraverso il sito “My Stealthy Freedom” (la mia libertà nascosta) a un movimento di donne che per protesta si si toglievano il velo in strada , come ad esempio Vida Mohaved, condannata alla prigione “per aver diffuso la corruzione morale”. E quando nel marzo del 2019 il primo ministro neozelandese, la cristiana Jacinda Ardern , aveva indossato il velo in segno di solidarietà verso la comunità islamica dopo l’attacco a due moschee che aveva provocato cinquanta vittime , fu proprio la femminista iraniana Alinejad a chiedere a lei , e ad altre donne che si erano coperte il capo, di “mostrare solidarietà anche per noi, che siamo picchiate, imprigionate e punite perché combattiamo contro il velo obbligatorio”.

Il 6.5. 2019 “Il Giornale” aveva pubblicato un’intervista alla femminista italo-somala Maryan Ismail, la quale si lamentava per l’obbligo di portare il velo in Paesi teocratici come l’Iran o l’Afghanistan, o la Somalia, e con rassegnazione osservava che “in Occidente il femminismo storico ha perso questa battaglia. La stiamo portando avanti noi, donne afgane, tunisine, marocchine, che cerchiamo di emanciparci, soffrendo molto. Non mi affido alle donne di sinistra e femministe perché una cosa del genere non la capiscono. Hanno tutti i diritti del mondo e non si rendono conto che questi diritti mancano alle donne musulmane”.

Dopo il 7 marzo arriva l’8 marzo, giorno della donna…

C’è da sperare che le femministe occidentali rossoverdi si decidano finalmente ad aprire gli occhi sul pericolo che l’avanzata dell’islamismo rappresenta per tutte le donne ( musulmane e non musulmane ) e per tutti gli uomini che hanno a cuore la democrazia , l’uguaglianza dei sessi , la libertà di religione e tutte le altre libertà. Certamente non basterà vietare il velo integrale per sconfiggere gli islamisti, ma sarà comunque un passo importante nella giusta direzione, per evitare l’islamizzazione della nostra società e lanciare un chiaro segnale alle autorità federali sulla necessità di avviare una politica di tolleranza zero nei loro confronti.

Se il 7 marzo l’iniziativa sarà approvata, per molte musulmane ciò rappresenterà un passetto verso la loro emancipazione. Staremo a vedere se l’8 marzo, giorno delle donne, le femministe rossoverdi avranno la faccia tosta di manifestare per i diritti delle donne, dopo aver votato il giorno prima a favore del burqa…

Giorgio Ghiringhelli

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