Sport, 23 agosto 2020

Tra mascherine, vacanze in Grecia, Zugo e la Curva Nord di Lugano. Hofmann lancia l’appello: “Seguiamo tutti le regole!”

L’ex attaccante dei bianconeri ha fotografato la situazione in seno ai Tori: “Per ora nessun tampone. Il nuovo centro di allenamento? Una cosa mai vista, neanche in USA…”

ZUGO – Una stagione, quella scorsa, interrotta sul più bello, una stagione segnata dal coronavirus quando i playoff stavano per partire e nei quali lo Zugo sarebbe stato, giocoforza, il grande favorito. Una lunga estate contrassegnata dall’incertezza di un inizio di campionato, il prossimo, fissato ora per inizio ottobre e tanto, forse troppo, tempo per allenarsi e caricare le batterie: “Ci stiamo prendendo il giusto tempo, facciamo tutto con più calma nella speranza di iniziare – ha spiegato Gregory Hofmann – Sicuramente però alla ripresa saremo pronti al 100%  potendo anche lavorare sui dettagli. Chiaro due settimane in più, visto lo spostamento della partita d’esordio, non cambiano molto per noi dal punto di vista fisico”.

Gregory, dopo non aver potuto giocare i playoff, dopo non aver potuto disputare il Mondiale casalingo… sembri ancora più carico…
Lo sono e tutta la squadra mentalmente lo sarà. Inoltre in questi mesi abbiamo avuto l’occasione di scoprire finalmente il nuovo centro di allenamento di Zugo e ci siamo allenati alla grande: abbiamo a disposizione tutte le soluzioni possibili per migliorare ogni piccolo dettaglio fisico e saremo pronti.

Il nuovo centro di allenamento era stato uno dei motivi che ti avevano spinto a lasciare Lugano…
Sì uno dei fattori che mi avevano fatto prendere quella decisione che ovviamente non posso che confermare. Il nuovo centro è incredibile, mai vista una cosa del genere, neanche quando sono stato in Nord America. Dopo il primo periodo di ambientamento,ora posso e possiamo sfruttare appieno tutto il suo potenziale.

A Zugo che aria si respira? C’è un po’ di paura in merito alla situazione legata al Coronavirus?
In realtà in città e nel nostro Cantone i casi non sono stati molti. Noi come squadra usiamo sempre la mascherina quando siamo al centro di allenamento, ma non abbiamo dovuto fare i controlli perché nessuno di noi ha mai avuto problemi o sintomi: li faremo 3-4 giorni prima dell’inizio del campionato.

La società vi ha dato delle linee guida anche in merito all’estate?
In realtà abbiamo sempre e solo seguito le direttive date dal Consiglio federale e dal medico cantonale. Se le rispetti non dovresti avere problemi. Alla fine io sono andato in Grecia quest’estate, altri miei compagni sono andati all’estero, abbiamo volato, ma abbiamo sempre usato la mascherina, abbiamo rispettato le distanze sociali, abbiamo evitato gli assembramenti e ci siamo sempre lavati le mani. Sappiamo bene che ci sono Paesi che sono più a rischio rispetto ad altri, ma seguendo le indicazioni del CF e le misure di prevenzione non dovresti avere problemi.

Per buona pace del club…
In realtà, appunto, non abbiamo
avuto dei limiti o delle restrizioni. Chiaro, se non fossimo partiti sicuramente sarebbero stati più contenti, ma ripeto se rispetti queste regole dovresti stare tranquillo. Il club, comunque, ci ha fatto compilare un formulario dove dovevamo indicare dove eravamo stati, quanto tempo e come ci sentivamo.

Spulciando un po’ i tuoi social… un salto a Lugano non te lo sei negato…
In Ticino torno volentieri, è chiaro, poi a Lugano c’è la mia ragazza, mio padre e gli amici come Fazzini e quindi qualche giorno me lo godo con piacere.

Prima di ottobre manca ancora un po’ di tempo… ma se pensi al campionato che dovrebbe iniziare, come te lo immagini?
Prima di tutto mi aspetto che si torni a giocare. Poi è chiaro che di parole ne sono state dette tante, ma ora contano i fatti: tutti quanti noi dobbiamo seguire le regole, dobbiamo stare attenti ed evitare il propagarsi del virus. La cosa più complicata è proprio questa: siamo stati abituati per anni e anni, per una vita intera, a un certo tipo di comportamento, ora dobbiamo far entrare nella testa di tutti che qualche limite e qualche precauzione va presa. Per quanto riguarda il campionato… me lo immagino diverso.

In che senso?
L’hockey giocato resterà l’hockey giocato e non vedo l’ora di viverlo, ma sicuramente tutto l’ambiente sarà diverso. Ci saranno meno spettatori rispetto al passato e questo potrebbe pesare anche sotto il punto di vista mentale: se fosse rimasto il limite di 1'000 persone, ad esempio, sarebbe stato molto complicato e forse ora, ancora più di prima, ci renderemo conto dell’importanza dei tifosi, del pubblico e di tutto il contesto che ti fa vivere le emozioni. In ogni caso lo ripeto: dobbiamo rispettare tutti le regole!

A proposito di tifosi… tu la Curva Nord di Lugano l’hai vissuta sulla tua pelle per anni. Ti ha sorpreso la scelta fatta dalla Fossa prima, dagli RdN dopo e dai Nord Veterans infine di sciogliersi?
I tifosi a Lugano erano incredibili, mi ricordo che mi svegliavo la mattina delle partite – soprattutto nei playoff, nei derby – con la voglia di andare in pista a giocare per vivere le emozioni che la Curva sapeva trasmetterci. Ma sono sicuro che questa sarà l’occasione per altri gruppi di formarsi e di prendere le redini del tifo luganese: Lugano e la pista vivono anche di queste sensazioni e di queste persone.

Un’ultima domanda: Zurigo e Rapperswil hanno provato a giocare uno spezzone della loro amichevole con le mascherine da indossare quantomeno in panchina. Pensi che sia una cosa fattibile in stagione?
Non penso davvero: come si fa a respirare? Torni in panchina dopo aver dato il 100% sul ghiaccio e hai bisogno giocoforza di avere a disposizione aria pulita per recuperare dallo sforzo.

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