Egregio signor Sindaco,
signore e signori Municipali,
Siamo tutti coscienti di vivere in tempi difficili. La pandemia che ha colpito anche il nostro Cantone non sarà debellata né a breve né a medio termine e le autorità si stanno adoperando, con tutti i mezzi, per far fronte a questa situazione straordinaria.
Lo scenario, in cui oggi ci troviamo confrontati, fino a fine febbraio era assolutamente imprevedibile e inimmaginabile.
Inutile negare, e non è una colpa, che questa pandemia ci ha colti impreparati, così come tutte le altre regioni e nazioni colpite dal Covid19.
In queste settimane, mentre la popolazione ticinese sta dimostrando uno spiccato senso di responsabilità e disciplina, molti professionisti e volontari sono al servizio costante della collettività. In questo senso, intendiamo ringraziare ed elogiare l’operato di chi, in questo periodo particolarmente intenso per gli operatori sul campo, è impegnato al fronte in prima linea: a partire dai medici, gli infermieri, gli inservienti, gli agenti di polizia, i militi dell’esercito e quelli della protezione civile, i volontari, i docenti, i commercianti eccecc, e non da ultimo, la popolazione tutta.
Tutti stiamo facendo piccoli o grandi sacrifici per cercare di arginare la situazione sanitaria e quella economica.
Il Consiglio di Stato sta ragionevolmente allentando le misure tuttora in essere, proseguendo nella riapertura a tappe delle varie attività.
Un aspetto questo in parte condiviso e ritenuto importante in quanto non ci possiamo permettere uno stop incondizionato delle attività economiche - considerato che vi saranno meno introiti e più spese a carico dello Stato - a condizione però che ci si appelli al pragmatismo e alla razionalità.
Il motivo è presto spiegato: la nostra più grande preoccupazione è che una riapertura troppo rapida di tutte le attività potrebbe generare un problema concreto in particolare in relazione all’afflusso di lavoratori frontalieri.
Considerato che, come noto, in Italia l’emergenza sanitaria è di gran lunga più elevata rispetto al Cantone Ticino, ecco che lo spalancare di nuovo le porte a 70 mila frontalieri potrebbe contribuire in maniera significativa ad alzare il livello di rischio di contagio per tutta la popolazione.
Inoltre, a nostro avviso non meno importante e strettamente collegata, vi è la questione legata al forte aumento di traffico pendolare che porterebbe di nuovo al caos le nostre strade e autostrade, in particolare quelle del Mendrisiotto e del Luganese. Senza contare che, a causa dell’attuale situazione sanitaria, i già pochi frontalieri che prima facevano capo al trasporto pubblico, con ogni probabilità e per diverso tempo, decideranno di utilizzare il veicolo privato rinunciando anche al car pooling, aggravando ulteriormente la situazione viaria.
Pertanto, se da una parte riteniamo corretto e opportuno che tutte le forze politiche e l’Amministrazione cantonale si concentrino sul rilancio economico, dall’altra, crediamo sia assolutamente inopportuno, in questo momento, procedere alla riapertura delle scuole in Ticino a partire dall’11 maggio.
A questo proposito, il responsabile della Divisione malattie trasmissibili all’Ufficio federale della sanità pubblica, Daniel Koch, in occasione della conferenza stampa del Consiglio federale aveva dichiarato che i bambini, soprattutto i più piccoli, sarebbero “poco toccati dalla malattia, spesso non si ammalano e non sono vettori di diffusione dell’epidemia”.
Un’affermazione, questa, in palese