Ticino, 12 dicembre 2019
Espulso nonostante vivesse in Ticino da 26 anni
A nulla è valso il ricorso presentato dall’avvocato Yasar Ravi al Tribunale federale. A nulla è valso sostenere che se dovesse tornare in patria non potrebbe più vedere i suoi due figli. Un 34enne venezuelano deve ora lasciare la Svizzera, nonostante vivesse in Ticino da quando aveva sette anni.
L’errore dell’uomo, titolare di un certificato cantonale di contabilità, è stato quello di farsi invischiare in un importante traffico di cocaina. E secondo gli inquirenti non aveva un ruolo solo marginale. Era la mente e il tesoriere di una banda che ha importato in Svizzera notevoli quantità di polvere bianca. Lui, personalmente, ne ha poi rivenduti 620 grammi. Ma il traffico complessivo è stato ben più ampio.
Nell’aprile 2016 il cittadino venezuelano è stato condannato in appello a 3 anni e 6 mesi da espiare per infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti, riciclaggio di denaro e ripetuta incitazioni all’entrata, alla partenza
e al soggiorno illegale. Nell’agosto successivo il Dipartimento delle istituzioni del Canton Ticino gli ha revocato il permesso di domicilio, fissandogli un termine per lasciare la Svizzera.
Egli si è opposto, facendo notare di avere due figli in Ticino. Una bambina avuta con una prima compagna, cittadina italiana e domenicana, e un bambino nato dalla relazione con l’attuale compagna, colombiana. On Ticino, inoltre, vive anche la madre del 34enne. Ma sia il Consiglio di Stato, sia il Tribunale amministrativo sia il Tribunale federale (con sentenza pubblicata oggi), hanno evidenziato che le gravi responsabilità penali dell’uomo giustificano la sua espulsione. Il suo agire, si legge nella sentenza, è stato particolarmente riprovevole in quanto dettato dalla sola volontà di lucrare. L’uomo infatti non era consumatore di droga, aveva un buon lavoro e due bambini piccoli. Cercando i guadagni facili però ha rovinato tutto. E ora deve andarsene.