Il prossimo 28 settembre i cittadini saranno chiamati a votare su un oggetto che, dietro un titolo burocratico, nasconde una riforma attesa da decenni: l’abolizione del valore locativo, sia per le abitazioni primarie sia per quelle secondarie.
Il valore locativo venne introdotto negli anni ’30 del secolo scorso come imposta di crisi e guerra. In pratica, chi vive nella propria casa viene tassato come se percepisse un affitto da sé stesso: un reddito fittizio, inesistente, che va ad aumentare l’imponibile fiscale. Un balzello tanto assurdo quanto dannoso, perché ostacola l’accesso alla casa di proprietà, in contraddizione con la Costituzione federale che ne prevede invece la promozione.
Oggi solo il 36% degli svizzeri vive in un’abitazione propria, una percentuale tra le più basse in Europa. Il valore locativo contribuisce a questo dato scoraggiante, colpendo soprattutto il ceto medio e medio-basso, e aggravando la progressione fiscale.Particolarmente penalizzati anche gli anziani, che nel corso degli anni hanno ridotto il debito ipotecario e, con esso, le deduzioni possibili. Di conseguenza si trovano a pagare di più proprio quando il reddito, causa pensionamento, diminuisce. A maggior ragione per quel 58% che per acquistare la propria abitazione ha prelevato dei capitali previdenziali, e quindi si ritrova con rendite di vecchiaia ridotte di conseguenza. Da uno studio emerge che una persona anziana su tre è costretta a vendere la propria abitazione, specialmente in caso di vedovanza.
La riforma non è un “regalo” ai proprietari: è la correzione di un’ingiustizia. Assieme al valore locativo verrebbero abolite le deduzioni per la manutenzione, e limitate quelle sugli interessi ipotecari, mantenute solo per il primo acquisto e per un massimo di dieci anni, con importi decrescenti. L’obiettivo è favorire nuovi accessi alla proprietà.
Gli effetti perversi dell’attuale sistema sono noti: per conservare le deduzioni, molti proprietari mantengono ipoteche elevate. Risultato: in Svizzera il debito ipotecario complessivo ammonta a quasi 1.000 miliardi di franchi, tra i più alti a livello internazionale. Va inoltre ricordato che il valore locativo è una leva nelle mani delle autorità per aumentare le imposte: basta alzare la stima dell’immobile e il gioco è fatto.
I contrari alla riforma agitano lo spettro delle minori entrate per l’erario. Ma le cifre reali sono ben lontane dai 2,4 miliardi di franchi sbandierati ad arte. Le stime più verosimili parlano di 300-400 milioni annui, sostenibili e compensabili, specie nei Cantoni turistici, attraverso la nuova imposta sulle seconde case prevista dalla modifica costituzionale in votazione popolare.
Questa è un’occasione per eliminare un’ingiustizia fiscale che ha reso la Svizzera un Paese di inquilini e di indebitati, aumentando la fragilità economica delle famiglie. Abolire il valore locativo significa anche ridurre la burocrazia e semplificare il lavoro di fisco e contribuenti.
Il 28 settembre votiamo Sì all’abolizione del valore locativo: via la tassa su un reddito che non esiste!
Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi