Ticino, 26 novembre 2019

Espulsa dal Ticino dopo 22 condanne

Durante la sua permanenza in Ticino ha accumulato la bellezza di 22 condanne penali e 41 attestati di carenza beni. Dopo averla ammonita ben sei volte, nel 2016 il Dipartimento delle istituzioni ha così deciso di revocarle il permesso di domicilio C. E oggi, dopo aver esaurito tutte le vie legali, la donna deve infine tornare in Italia.

Infatti anche il Tribunale federale, come si legge in una sentenza pubblicata oggi, ha respinto il ricorso presentato dalla donna, che era giunta in Svizzera nel 1985. Con problemi di tossicodipendenza dall’età di 15 anni, non ha mai lavorato, dipende dall’aiuto sociale ed è oberata di debiti.

La cittadina italiana è stata condannata una prima volta nel 1998, per ripetuto furto e ripetuta infrazione alla Legge federale sugli stupefacenti. Da allora è stato un susseguirsi di condanne, parecchie delle quali l’hanno portata in carcere. Ma la donna non ha mai modificato il proprio stile di vita. E così nel 2016, dopo l’ennesima condanna per un traffico di eroina e Dormicum (9 mesi da espiare), il Dipartimento delle istituzioni ha deciso di
rinviarla in Italia.

La donna, giudicando la misura sproporzionata, ha tentato tutte le vie di ricorso. Ma sia il Consiglio di Stato, sia il Tribunale amministrativo cantonale, sia il Tribunale federale le hanno dato torto. In particolare quest’ultima corte ha evidenziato che i reati commessi dalla donna “non sono per nulla circoscritti al consumo, poiché, a intervalli regolari, hanno sempre riguardato anche l'alienazione rispettivamente la vendita a terzi di sostanze stupefacenti, in parte pure in notevoli quantità (…). Questo comportamento implica la messa in pericolo della salute di terze persone e impone quindi un giudizio severo”. 

Esattamente ciò che ha fatto il Dipartimento delle istituzioni, rinviandola in Italia. D’altronde, nota ancora il Tribunale federale, "un trasferimento nella regione in cui la ricorrente è nata, ovvero a ridosso del confine elvetico, le permetterebbe di mantenere anche il rapporto con i familiari ancora in Svizzera (padre e fratello) e, più in generale, di contenere gli inconvenienti legati alla revoca”.

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