Svizzera, 17 ottobre 2019

Ha fatto centinaia di chiamate con offerte ingannevoli, dovrà andare in carcere

l titolari di una ditta che ha chiamato centinaia di persone offrendo loro prestazioni inesistenti dovrà andare in carcere. Il tribunale distrettuale di Zofingen, nel canton Argovia, ha infatti ritenuto responsabile di concorrenza sleale un 33enne italiano e lo ha condannato a una pena detentiva di 2 anni e mezzo, di cui 6 mesi da espiare. La giustizia argoviese ha anche sequestrato i beni nella banca della società incriminata (Geminis Marketing), pari a 200'000 franchi.

Il tribunale ha anche condannato altri due imputati in questo caso, rispettivamente 15 e 18 mesi di carcere sospesi per concorrenza sleale. I tre devono anche pagare multe che vanno dai 3'000 ai 5'000 franchi.

Il tribunale ha seguito in gran parte l'accusa del pubblico ministero, mentre la difesa aveva richiesto l'assoluzione degli imputati, ritenendo che non potessero essere ritenuti responsabili delle chiamate pubblicitarie fatte da un call center a Pristina, in Kosovo.

Precedentemente con sede a Zofingen, la società incriminata continua a gestire il
sito Web werbesperre.ch ("blocco della pubblicità") e offre un abbonamento annuale per 129 franchi, IVA esclusa. La denuncia penale che ha portato al processo contro i tre imputati è arrivata dal Segretariato di Stato dell'economia (Seco). Quest'ultimo aveva ricevuto numerose lamentele da parte dei clienti dell'azienda.

Geminis Marketing ha chiamato, tra maggio 2015 e novembre 2016, almeno 240 persone il cui numero è seguito da una stella nell'elenco telefonico, un segno distintivo che proibisce ogni pubblicità. Sulla base di informazioni false, le vittime venivano incoraggiate a sottoscrivere un abbonamento che consentisse loro di sfuggire a qualsiasi chiamata pubblicitaria.

Gli agenti telefonici suggerivano loro che un consenso per telefono comportava a un semplice invio di un'offerta o di un opuscolo informativo. In realtà, la loro luce verde li ha legati a un contratto di abbonamento. In caso di mancato pagamento, la ditta inviava lettere di sollecito con allegato una fattura da saldare.  

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