“Se tentate di presentare la nostra operazione come un’invasione, apriremo le porte e vi invieremo 3,6 milioni di migranti”. Questo è lo squallido ricatto nei confronti dell’Europa pronunciato nei giorni scorsi dal despota e presidente turco Recip Tayyp Erdogan, il quale ha proceduto, senza troppi patemi d’animo da parte dei cosiddetti paesi democratici, ad invadere una fetta di Siria, colpendo duramente la popolazione curda del nord della Siria impegnata in prima linea a combattere con successo i tagliagole dell’Isis.
Quanto sta succedendo in queste martoriate aree è a dir poco gravissimo e drammatico, anzitutto per le conseguenze sui civili e anche per le ripercussioni nei delicati equilibri di un’area senza pace. Le analisi su questa invasione si sono succedute a raffica in questi giorni, ma pochi osservatori hanno sottolineato i retroscena e gli inqualificabili supporti che il despota turco ha purtroppo ottenuto in passato dall’Unione europea (UE).
“La storia è maestra di vita”, diceva Cicerone, ma questa grande verità sembra essere stata volutamente negletta da troppi uomini di potere europei che con il despota turco hanno trattato, pensando, nel 2016, di aver raggiunto chissà quale accordo sui flussi migratori. Tanti secoli di storia sulle conquiste dell’impero ottomano – da cui è