Sport, 25 giugno 2019
Svizzera-Lugano-Zugo: Hofmann si racconta. “Ero quasi convinto di restare in bianconero”
L’ex attaccante dei ticinesii è tornato a parlare dopo il Mondiale disputato in Slovacchia e dopo l’addio alla Cornér Arena: “La famiglia, i derby e i tifosi mi mancheranno. A Zugo una filosofia chiara”
MACOLIN – 30 gol e 21 assist in stagione regolare, 2 gol e 2 assist nei playoff. Sono numeri pesanti quelli che Gregory Hofmann si è lasciato alle spalle e con i quali ha saluto il Lugano dopo 4 anni intensi vissuti spesso a 1000 all’ora. Anni conditi da due finali perse, da una semifinale e da due Spengler solo sfiorate: di successi di squadra non ne sono arrivati sotto le volte di quella che era la Resega e che poi è diventata la Cornér Arena, è vero, ma il 26enne attaccante ha mostrato anno dopo anno tutte le sue doti.
Ne è passato di tempo da quel 3 dicembre, quando Greg ha comunicato ciò che ormai si sapeva da tempo – ovvero che a partire da quest’anno sarebbe diventato un Toro, che avrebbe difendeso i colori dello Zugo e con loro avrebbe provato a dare l’assalto a quel titolo che alla Bossard Arena, o per meglio dire alla Herti, manca dal 1998 – ma sembra ieri quando il numero 15 festeggiava i suoi gol sotto la Curva Nord davanti ai suoi tifosi.
Il passato, però, è passato. Non si può dimenticare, è vero, ma il presente si chiama Zugo. Si chiama preparazione fisica: “Siamo a Macolin, stiamo affrontando la preparazione e sono contento, sta andando tutto bene – ha esordito – Sono stati mesi frenetici, c’è stato il Mondiale, poi il trasloco circa 1 mese fa e ora sono qui ad allenarmi. A luglio farò ancora due settimane di vacanza perché la stagione conclusa è stata lunga”.
Una stagione lunga che, forse, si è chiusa al 59’59”60 contro il Canada…
È vero che nell’overtime abbiamo giocato meglio noi, ma quel gol fa male ed è stato un vero peccato. Ma bisogna essere onesti: dobbiamo dare credito al Canada che nel terzo periodo ha giocato nettamente meglio, tirando circa 20 volte in porta e nell’hockey… se tiri così tanto, prima o poi segni. Noi dovevamo chiuderla prima, abbiamo avuto delle buone occasioni, ma ancora una volta abbiamo però dimostrato di aver compiuto dei grossi passi in avanti. Saremmo potuti arrivare a medaglia, è vero, ma questo deve essere uno stimolo per crescere di più.
Dall’esterno sembra che le big mondiali ora rispettino di più la Svizzera. Che la temino di più, che non entrino più sul ghiaccio senza paure e con la sicurezza di vincere facilmente. La percepite anche voi questa sensazione?
Certo che i risultati fatti negli ultimi anni, specie l’argento dell’anno scorso ha fatto aprire gli occhi un po’ a tutti. A Copenaghen abbiamo battuto il Canada e con la Svezia siamo arrivati a un passo dal titolo, perdendo ai rigori. Inoltre abbiamo giocatori di assoluto valore, e non parlo solo degli NHLers, ma anche di quelli che giocano nel nostro campionato. Stiamo facendo esperienza e questa ci tornerà utile in seguito.
Se con la Svizzera non partite più battuti contro Svezia, Canada e le varie big del Mondo… con lo Zugo siete una delle favorite per vincere il prossimo titolo. Lo sapete

questo?
Mettiamola così: per me lo Zugo è la squadra che negli ultimi tre anni ha fatto i progressi più grandi sia per quanto riguarda il gioco, che lo staff tecnico e dirigenziale, che le strutture. E questo mi ha spinto a venire qui… ho capito che avevano un’idea chiara di gioco, una filosofia che non sarebbe cambiata in base all’allenatore. Seguono quella strada e volevo fare questo cammino con loro. Non partiamo con l’idea fissa in testa di vincere e di essere i favoriti, perché il campionato è una maratona e devi farti trovare pronto nei momenti che contano… ma sappiamo di avere le carte in regola per farcela e per regalare questa gioia a una società, a una città e a una tifoseria che sicuramente se lo meritano per quanto fatto in questi anni.
Zugo non è così lontano dal Ticino… ma cosa ti mancherà di Lugano?
Essenzialmente la famiglia che ora non sarà più a 10’ da casa mia. Io sono arrivato a Lugano quattro anni fa per crescere, per assumermi le responsabilità: una responsabilità che a tratti ho ricevuto e a tratti no. Nelle ultime due stagioni sono riuscito ad evolvere, a inizio campionato – dopo la finale persa – ero quasi convinto di restare a Lugano, nonostante le diverse offerte ricevute, ma alla fine ho capito che a Zugo le idee erano chiare per tanti aspetti e che potevo maturare. Sanno ciò che vogliono, ognuno ha un suo ruolo ed ognuno è importante, dentro e fuori dal ghiaccio. Hockeysticamente parlando, inoltre, mi mancheranno i tifosi del Lugano ei derby, ma ora sono davvero felice di essere qui.
“Una responsabilità che a tratti hai ricevuto e a tratti no”. Anche Ulmer qualche settimana fa aveva usato parole simili. Fazzini ha spesso parlato di bisogno di fiducia per poter giocare bene…
La fiducia è fondamentale per ogni giocatore per poter dare il meglio altrimenti ogni errore lo butterà giù. Io l’anno scorso mi sono divertito tanto in linea con Sannitz e Haapala, perché sapevo che saremmo entrati sul ghiaccio per segnare e ci divertivamo. Per quanto riguarda Stefan e Luca, non saprei, ne sanno di più loro…
Quel Lugano che hai lasciato tu è cambiato molto: sei partito tu, ha saluto Elvis, Habisreutinger è stato lasciato al palo, alla pari di Ireland. Che Lugano ti aspetti?
Non è facile dirlo. I tifosi possono star tranquilli: Lammer e Suri sono due ottimi giocatori, che hanno esperienza e che sapranno trascinare il gruppo. È chiaro che ai bianconeri servirà un po’ di tempo dal momento che i problemi avuti non possono essere messi da parte da un momento all’altro, e poi perché quando cambi tanto, sia sul ghiaccio, che in panchina che in società… ogni piccolo pezzo deve andare a incastrarsi in maniera perfetta. Hanno deciso di voltare pagina e sono sicuro che questo permetterà loro di fare un passo in avanti; inoltre quando arrivi da una stagione difficile, come quella passata, hai l’occasione di ripartire da zero.