NASHVILLE (USA) – Negli ultimi mesi, a partire dallo scorso 25 febbraio, non è più sceso in pista né con la maglia dei Nashville Predators né con quella della Svizzera, rinunciando così al Mondiale e alla medaglia d’argento. Si parlava che fosse stata una commozione cerebrale a tenerlo fermo ai box, ma la realtà per Roman Josi era diversa e a svelare il tutto ci ha pensato lo stesso 35enne, in un’intervista rilasciata al ‘Blick’.
“Negli ultimi mesi ho spesso avuto la sensazione che il mio cervello fosse danneggiato, continuavo a soffrire di mal di testa ed ero sempre spossato, anche quando non facevo assolutamente nulla. Da una risonanza magnetica effettuata a Denver ho avuto una buona notizia, cioè che il mio cervello non ha alcun danno, e una meno buona, cioè che soffro di tachicardia posturale ortostatica”.
La POTS è una sindrome che comporta un aumento importante della frequenza cardiaca quando ci si alza e i cui sintomi includono giramenti di testa e dolore al capo.
Josi però non si abbatte e punta dritto al ritorno alle competizioni, comprese le Olimpiadi per cui è stato convocato proprio ieri. “Da otto settimane ho iniziato una terapia che prevede l’assunzione anche di farmaci betabloccanti e mi sento molto meglio. Le prime settimane erano state difficili, visti i sintomi che accusavo, ma ora so che potrò di nuovo dare tutto sul ghiaccio”, ha detto.