Una tata marocchina residente nel canton Vaud è stata condannata per aver picchiato ripetutamente nel 2014 il bebè che accudiva, di età compresa tra gli otto e i dieci mesi. Secondo i referti medici, l'infante aveva riportato fratture al braccio, alla gamba, lesioni sul viso. I medici che avevano in cura il bimbo, ospedalizzato dal 16 al 21 ottobre 2014, non avevano dubbi: il bebè non solo era stato malmenato, ma alcune delle ferite riportate erano state causate dal fatto di essere stato gettato a terra violentemente.
Il processo che si è concluso è stato piuttosto complesso, con l'accusata che negava i fatti, il suo avvocato che ha cercato di ribaltare le accuse sui genitori e la mancanza di prove schiaccianti. Dopo diverse udienze al tribunale di Vevey, il procuratore Karim Ben Amor ha richiesto la condanna.
In questione vi era la credibilità dell'accusata, una donna marocchina quarantenne giunta in Svizzera pochi mesi prima di essere assunta. Formata dal suo comune di residenza, inizialmente i genitori le erano riconoscenti per il lavoro che svolgeva, lavoro che la donna aveva iniziato nel luglio 2014. Ma con il passare del tempo si sono accorti che il loro figlio piangeva più del solito, in particolare in presenza della tata.
A metà ottobre si sono poi accorti delle lesioni sul corpo del bimbo, e lo hanno poi portato in ospedale. Come scritto prima, i medici diagnosticano diverse fratture