Mondo, 21 maggio 2019

Il misterioso suicidio di un'alta funzionaria UE

“Laura Pignataro s’è suicidata il 17 dicembre. Questa alta funzionaria del servizio giuridico della  Commissione Europea (nella foto) era stata costretta a difendere la nomina, macchiata di irregolarità, di Martin Selmayr, già capo di gabinetto di Jean-Claude Junker, come segretario generale dell’istituzione”. Così esordisce un articolo apparso du Libération intitolato: “Selmayrgate, conflitti d’interesse, menzogne e…suicidio”.

Segue una storiaccia da corte rinascimentale, veleni e pugnali, che immediatamente la Commissione Europea ha smentito con furia. Il guaio è che l’autore dello scoop è Jean Quatremer, giornalista di rinomanza e prestigio indiscusso, già in passato autore di rivelazioni scandalose sulla Corte (dei Miracoli) di Bruxelles, smentite altrettanto furiosamente e poi confermate dai fatti.

Laura Pignataro, giurista italiana di 50 anni, era qualcuno che contava nella “bolla europea”. Brillante giurista, figliadi un magistrato, formata in Italia, Usa, Francia e Spagna, faceva parte del gruppo molto chiuso dei vertici. La si può vedere qui in un video pubblicato su YouTube nel 2015.

Il 17 dicembre, alle 7.30, Laura Pignataro chiede a Lorenza B., l’amica che ospita a casa sua da qualche tempo, di accompagnare sua figli di 14 anni al bus della scuola perché lei, dice, non si sente bene.

In realtà, subito dopo, la dottoressa sale all’ultimo piano dell’edificio e si lancia di sotto. Muore sul colpo. Perchè questa giurista di 50 anni si è suicidata? Nessuno si saprà mai con certezza, perché non ha lasciato una parola”.

Martin Selmay è il tedesco che la Merkel ha messo alle costole di Juncker come segretario-badante e gestore reale delle pratiche europee: autoritario, arrogante, senza scrupoli – insieme molto competente. In realtà, Juncker “non ha mai presieduto una sola volta le riunioni di gabinetto”, ha rivelato Libération: “e tutti quelli che vogliono accedere al presidente, compresi i capi di Stato e di governo, devono passare per Selmayr” . Nella foto sotto siede alla destra di Juncker.



Juncker non può farne evidentemente a meno, perchè un anno fa, nel marzo 2018, Selmayr viene di colpo nominato segretario generale della Commissione, ossia il capo supremo dlla “macchina”, con 33 mila dipendenti ai suoi ordini – che di fatto manovra lui tutte le pratiche che Juncker non è più in grado di capire.

Selmayr è stato elevato a quella carica massima in violazione di tutte le procedure, scavalcando direttori generali che hanno diritto di primazia, con un golpe da bassa corte ottomana che Quatremer già ha descritto allora:

L’ombdusman europeo ha dichiarato la nomina irregolare; l’europarlamento l’ha bocciata; Juncker  ha minacciato di dimettersi se si fosse costretto Selmayr a dare le dimisisoni. Fatto sta che il personaggio è restato lì dove non doveva, a conferma di quanto il parlamento europeo non conti   niente e che quelli che contano nella UE sono favoriti e trame. Adesso Libération collega il suicidio della Pignataro alle pressioni che avrebbe subito dalla cosca  Selmayriana.

L’articolo è pieno di dettagli significativi di come la coppia Selmayr-Juncker calpesta la legittimità della Commissione; il che spiega il fatto che i due  hanno cominciato a smantellare il servizio legale, per loro scomodo – e con la Pignataro, anche di più. Irregolarità inaudite nella salita di Selmayr alla massima poltrona, tali che la Pignataro, come responsabile legale, non poteva far finta di nulla.

Costretta a mentire all’ombdusman,
poi non ce la fa’ e dice la verità, consegnando anche  mail e documenti sulla irregolarità della strana promozione del badante. Selmayr le telefona di notte per darle istruzioni.

“Il 12 dicembre, secondo le confidenze Laura fa ai suoi, afferma: “Ho sbagliato carriera”. E poi: “Sono finita. Non puoi immaginare cosa sono stata obbligata fare queste ultime settimane.” Secondo questa fonte, scrive Quatremer, “aveva l’aria terrorizzata dall’ostilità di Selmayr”. Quattro giorni dopo, salta nel vuoto.

Il superiore diretto della Pignataro, lo spagnolo Luis Romero (che l’aveva abbandonata alla mercé di Selmayr , senza difenderla) , apprende la cosa durante una riunione alle 9.25.  Senza dir niente, lascia la sala.

Nè Selmayr, né Oettinger, il commissario incaricato dell’amministrazione, né Juncker, riterranno utile mandare le condoglianze alla famiglia, nè di assistere (o farsi rappresentare)  alla cremazione che ha luogo il 21 dicembre.

Se non possiamo dire di più, è perché – molto stranamente – l’articolo di Libération “non si carica”. Il testo intero non si riesce a vedere online.

Si carica invece benissimo la smentita furente in 2 lingue, immediata (mai successo) della Commissione, ossia di Selmayr:

“Accuse inaccettabili che non hanno nulla a che fare con la realtà di ciò che è una storia personale molto triste che – per rispetto per la vittima e la sua famiglia – non dovrebbe avere posto nel pubblico dominio. Sulla base di affermazioni del tutto errate."



Gli accusatori sono “anonimi” , ritorce la smentita; lo stesso Quatremer lo ha detto prima, spiegando che i suoi informatori hanno voluto l’anonimato data la pericolosità della situazione. Ma il giornalista si gode il panico degli interessati e complici, sicuro del fatto suo. Vedremo nei prossimi giorni. Lo scandalo può allargarsi ed interessare i giudici? Un ex giudice della Corte Europea , Franklin Dehousse, trova che se certi dettagli sono da discutere, un paio di fatti sono stati confermati dalla stessa Commissione.



Interessante il fatto che l’accusa appaia su Libération, il giornale dei Rotschild ultra-europeista; il giornalista Quatremer, per pubblicare l’articolo – un attacco in piena regola alla “gestione tedesca” di Buxelles , deve aver avuto le più alte autorizzazioni. Può essere la ritorsione alla riposta sprezzante della vice-Merkel alla proposta di riforma della UE contenuta nella lettera napoleonica di Macron? Lo sapremo nelle  prossime puntate. Da quel poco che traspare, il clima della “Europa” burocratica è quella di un Cuore di Tenebra. O di una corte rinascimentale di trame, veleni, pugnali – e morti.

Da notare infine che fino alla pubblicazione dell'articolo di Libèration - il 14 marzo, a quasi tre mesi dalla morte di Pignataro - praticamente nessuna testata aveva riportato la notizia del decesso della funzionaria, nonostante la posizione rivelante ricoperta dalla funzionaria e le circostanze singolari della morte. In seguito, il caso fatto emergere dal giornale francese era stato riportato soprattutto da media italiani - paese di cui Pignataro era cittadina - e un certo numero di testate spagnole, tedesche, francesi, danesi e ungheresi, in base ai risultati dei motori di ricerca, immettendo i termini "Laura Pignataro" insieme a "morte", "suicidio" (in diverse lingue) o "selmayr".

Questo articolo è un adattamento di un resconto dei fatti esposti in un articolo del giornalista Maurizio Blondet, con modifiche minori. L'articolo originale è disponibile qui.



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