Sport, 28 aprile 2019
Sulla strada del Mondiale, una Svizzera imprevedibile mostra pregi e (soliti) difetti
Le due amichevoli giocate contro la Francia hanno sottolineato le qualità ma anche le imperfezioni di una squadra che, in attesa delle decisioni finali di Fischer, deve trovare equilibrio
GINEVRA – Ci siamo divertiti (più venerdì che sabato), abbiamo visto un bell’hockey (più a Sierre che a Ginevra), abbiamo assistito ai consueti difetti che la Svizzera (più a Les Vernets che alla vetusta Patinoire de Graben) ci ha abituato manifestare. Tutto sommato in questo fine settimana abbiamo visto la solita Nazionale, con però tanta qualità in più.
Possiamo sicuramente affermare che possiamo fare affidamento su un cecchino da NHL, che risponde al nome di Nico Hischier (4 reti in 2 partite), ma abbiamo avuto la piacevole sorpresa di Philipp Kurashev: anche lui all’esordio, ha mostrato qualità eccelse che sicuramente potranno tornare molto utili nel futuro prossimo. Se già al Mondiale… dipenderà da Patrick Fischer che oggi dovrebbe fare le sue scelte definitive.
In attesa degli arrivi di Josi e Weber, e dei campioni svizzeri Moser, Genoni, Scherwey e Haas, l’head coach può essere soddisfatto dal fatto che che questa Nazionale può contare su ragazzi come Praplan e Fiala e sulla vena realizzativa di giocatori come Hofmann
– quanto mancherà al Lugano, ndr – e Bertaggia. Se il numero 15 sicuramente andrà a Bratislava, resta in dubbio la presenza in Slovacchia del numero 33.
Certo, non è tutto oro ciò che luccica tanto è vero che la Svizzera ha sottolineato ancora i suoi limiti quando fatica a pattinare e a imporre il suo gioco. Spesso ai Mondiali abbiamo sofferto contro le piccole o contro quelle squadre che sulla carta ci sono inferiori, tanto da lasciare punti preziosi in giro, e proprio per questo la sfida di Ginevra contro la Francia deve far suonare qualche sirena d’allarme. L’Italia (avessimo detto il Canada) ci attende all’esordio iridato e la sfida de Les Vernets deve far capire che anche una piccola può metterci in difficoltà se approcciamo alla sfida sotto ritmo e senza costrutto.
Ma la strada verso Bratislava è ancora relativamente lunga: con gli arrivi dei pezzi da 90 sicuramente qualcosa cambierà anche sulla tenuta difensiva e mentale. Alla fine il cammino di Copenaghen di 12 mesi fa ci ha insegnato che nulla è davvero impossibile.