Ticino, 05 marzo 2019
Povertà, statistiche farlocche ed informazioni unilaterali
La casta si affanna per nascondere la catastrofe: Ticino devastato dalfinvasione da sud
Il tasso di disoccupazione in Ticino è più elevato di quello della Lombardia. E chi non arriva a fine mese...
Visto che siamo in Beltracampagna elettorale, ecco uscire (ma tu guarda i casi della vita) le statistiche che indicherebbero un calo delle persone in assistenza in questo sfigatissimo Cantone.
Per la serie: la situazione migliora! “L’è tüt a posct”!
A parte che stiamo comunque sempre parlando di diminuzioni di poche unità su oltre ottomila casi, urge rimettere la chiesa al centro del villaggio.
Le balle della SECO
Le statistiche dell’assistenza sono certamente più affidabili di quelle taroccate della SECO (Segreteria di Stato per l’economia) sulla disoccupazione. Questo perché i burocrati della SECO prendono la gente per i fondelli indicando solo le persone iscritte agli Uffici regionali di collocamento (URC).
Peccato che questi siano unicamente una parte, sempre più piccola, dei senza lavoro. Quando un disoccupato ha esaurito il termine quadro, si disiscrive dagli URC. Perché tali uffici, ad onta del nome, non sono di nessun aiuto nel collocamento. Si limitano a fare i gendarmi. A controllare che il senza lavoro abbia presentato un numero sufficiente di domande d’impiego. Ad obbligarlo a seguire dei programmi occupazionali del tutto inutili per il suo futuro lavorativo, quando non semplicemente umilianti.
Peggio della Lombardia
Sempre più disoccupati, pertanto, non sono iscritti agli URC e le statistiche della SECO risultano così clamorosamente farlocche. Una vera e propria farsa. La più recente vaneggia infatti di un tasso di disoccupazione in Ticino del 3.3 % (!) nell’ultimo trimestre del 2018: un insulto all’intelligenza di chi legge. Questo quando l’indicatore ILO, utilizzato a livello internazionale, rileva invece per lo stesso periodo un tasso di disoccupazione del 6.8%, in crescita di quasi un punto percentuale rispetto a al 2017. Oltre che — non è uno scherzo - decisamente più elevato di quello della Lombardia, che si ferma al 5.4%.
Fotografia parziale
Nel caso dell’assistenza, la situazione è meno falsata. Per il semplice fatto che è più difficile taroccare gli indicatori per abbellire le statistiche. Ciò non toglie che anche le cifre sulle persone in assistenza forniscono una fotografia solo parziale sulla povertà alle nostre latitudini.
Altrimenti detto: non è perché i casi di assistenza scendono di qualche unità (su oltre 8000!) che si può spacciare la fake news della povertà in calo in Ticino.
Assistenza e altro
Non tutti i poveri sono in assistenza. Se infatti da un lato i numeri ufficiali dell’assistenza calano leggermente ma dall’altro si moltiplicano i “tavolini magici” di turno (l’ultimo punto vendita è stato inaugurato di recente a Lugano), è evidente che qualcosa non toma. C’è ancora chi - soprattutto tra quanti hanno il passaporto rosso (non fresco di stampa) - prima di iscriversi all’assistenza ci pensa non una ma dieci volte e si arrabatta finché può, come può.
Oltre all’assistenza cantonale esistono altre opzioni, almeno temporanee. Da un lato
Comuni che dispongono di regolamenti sociali propri per erogare prestazionifinanziarie puntuali (quindi non una renditaricorrente). Queste prestazioni servono a far fronte a fatture che il cittadino non riesce a saldare: ad esempio il conguaglio dell’affitto, o le spese dentistiche, o anche le spese funerarie.
Dall’altro in Ticino esiste una retedi associazioni benefiche
private che funzionano più o meno secondo i criteri dei regolamenti comunali di cui sopra (non c’è solo il tavolino magico; ce ne sono varie altre, dal Soccorso d’inverno alle Vincenziane). Queste associazioni e questi Comuni sono forse meno sollecitati di prima? O invece lo sono di più? Risposta: lo sono di più.
Aumenti importanti
L’aumento dei punti vendita del tavolino magico è un indizio. Altro indicatore concreto: nel 2018 la spesa di pertinenza del regolamento sociale comunale di Lugano è aumentata di circa il 50% rispetto all’anno prima. Si tratta senz’altro di un dato significativo. Qual è la spiegazione? Uno dei motivi principali sono i risparmi effettuati a livello cantonale nel 2017 sugli assegni familiari e di prima infanzia. Giusti o sbagliati che siano, questi risparmi hanno impoverito parte della popolazione residente, e mica tutta è finita in assistenza. C’è chi non ne avrebbe comunque diritto e chi, alla ricerca di alternative, si rivolge - appunto - a Comuni ed associazioni.
Ma naturalmente ci sono anche altri motivi per l’aumento del “carico” del regolamento sociale comunale di Lugano: ad esempio, sempre più gente non dispone di alcuna “riserva”, anzi è indebitata. Di modo che ogni spesa imprevista fa saltare budget già tirati al limite.
Le colpe del triciclo
E’ quindi perfettamente inutile pensare di prendere il popolazzo per i fondelli taroccando le statistiche sulla disoccupazione e tentando di contrabbandare l’equazione povertà = assistenza, sicché diminuzione dell’assistenza significa meno poveri. Purtroppo la realtà è assai più complessa di così.
Una cosa è evidente: il mercato del lavoro ticinese è stato mandato a ramengo dalla devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia PLR-PPD-P$$. Ciò ha generato povertà, precariato, disoccupazione, esplosione dell’assistenza, oltre che una situazione di disagio diffuso. Tutti fenomeni che la casta tenta, male, di nascondere a suon di statistiche farlocche e di dichiarazioni fuori di cranio (tipo: “sono solo percezioni”).
Rubato anche il presente
Piaccia o no, il lavoro è ancora il centro dell’esistenza umana. E la grande maggioranza di quei ticinesi che l’hanno perso non vive questa condizione con serenità, come una normale fase dell’esistenza, “che può capitare a tutti”. La vive come un dramma. E le ripercussioni possono essere deleterie. Quante famiglie si sfasciano a causa della mancanza di lavoro? Perché le tanto vituperate ARP (Autorità regionali di protezione) sono chiamate ad intervenire sempre più spesso?
Il triciclo PLR-PPD-P$$, con la delirante politica delle frontiere spalancate, non ci ha rubato solo il futuro. Ci ha rubato anche il presente.
Lorenzo Quadri / MDD